Non usare il sostantivo arrosticini invano, è questo l’undicesimo comandamento degli abruzzesi. È bastato un post su Facebook per ritrovare l’orgoglio...
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Si scatenano in poche ore centinaia di interazioni e decine di commenti. “Poverannu”, “Nze po vede!!!”, “Eresia”, “Orrore”, “Crimini contro l’umanità”, “Aspettatevi l’arrosticino vegano”. E ancora gif, emoticon e pollice verso. E non solo perché il mitico “rustell” è una vera icona regionale. Ma perché non c’è bambino, giovane o adulto che, almeno una volta, non abbia addentato i saporiti bocconcini di carne di pecora e perché non c’è famiglia, più o meno allargata, che non abbia acceso in giardino o sul balcone di casa la tipica “fornacella” per cuocerli su carboni!
«Questo prodotto a marchio arriva nei nostri supermercati dal nazionale e in tutta Italia; se per noi abruzzesi l’arrosticino è unicamente solo quello con carne di pecora, nel resto della Penisola non è così – ha spiegato Fabio Spinosa Pingue amministratore del Gruppo Pingue socio Conad con diversi punti vendita in tutta la regione da L’Aquila, a Sulmona, ad Avezzano a Chieti – Va poi specificato che l’uso del termine arrosticino è oggettivamente più convincente a livello di marketing del più freddo spiedino. È chiaramente una boutade questa dei social – ha aggiunto - che però ci fa riflettere sull’importanza che vengano portati presto a conclusione i progetti volti alla tutela del nostro arrosticino d’Abruzzo».
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Il Messaggero