L'AQUILA - Non c’era alcun documento che potesse attestare la tracciabilità del prodotto e così al macero sono finiti circa cinque quintali tra frutta...
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Il titolare del piccolo negozio, per attirare l’attenzione dei residenti del popoloso Comune della periferia est della città, ha deciso (contro legge) di esporre la merce all’aperto. Elevate sanzioni amministrative per circa 3 mila euro ed accertate anche carenze igienico sanitarie che hanno comportato alla chiusura del locale che potrà riaprire al termine delle avvenute prescrizioni.
Il colpo più duro nel complesso dell’attività ispettiva, è stato il sequestro della merce, circa cinque quintali, che andrà in distruzione vista l’assenza della tracciabilità e quindi della pericolosità insita in caso di assunzione. Quella portata a termine dai carabinieri della stazione di San Demetrio, è un’appendice dell’operazione portata avanti dalla Procura della Repubblica dell’Aquila, (Nipaf e sezione di Pg della Forestale) con respiro nazionale, del maxi sequestro di 8 tonnellate tra l’Aquila e Roma di falsi sacchi biodegradabili che se immessi nell’ambiente, soprattutto nel mare avrebbero comportato danni incalcolabili all’ecosistema. Gli investigatori del Nipaf sotto il coordinamento del pm Fabio Picuti sono riusciti ad interrompere tutta la filiera di produzione delle buste di plastica prodotte in Egitto e fatte arrivare nelle attività commerciali gestite nella maggior parte dei casi da egiziani. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero