Gli agnelli dopo il latte. Gli allevatori: prezzo della carne troppo basso

Gli agnelli dopo il latte. Gli allevatori: prezzo della carne troppo basso
Dopo quello sul prezzo del latte, in Abruzzo si apre il fronte sul prezzo della carne d’agnello. «Il prezzo pagato agli allevatori è basso - denuncia il vice...

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Dopo quello sul prezzo del latte, in Abruzzo si apre il fronte sul prezzo della carne d’agnello. «Il prezzo pagato agli allevatori è basso - denuncia il vice sindaco di Pescina, Tiziano Iulianella, noto allevatore marsicano - questo fronte prima o poi scoppierà, come accaduto per il prezzo del latte –. Agli allevatori vanno solo briciole (il prezzo al chilo pagato va dai 2,50 euro ai 3 euro, a fronte di un prezzo che nelle macellerie può superare anche i 10 euro). In Abruzzo arrivano agnelli da altre parti – continua – per questo chiediamo più garanzie per noi allevatori e per i nostri prodotti e maggiori controlli. Un agnello viene venduto quando pesa circa 7-8 chili e a questi prezzi il guadagno è di circa 16-17 euro – spiega – ma l’agnello ha succhiato circa 25 euro di latte prodotto dalla pecora e a questo occorre aggiungere i costi per il mangime, per il fieno del giaciglio e già così siamo in perdita. Vorremmo, invece, che il nostro lavoro sia pagato».


E proprio adesso con l’arrivo della Pasqua quando sulle tavole degli italiani non manca quasi mai l’agnello. Una tradizione antichissima, nata con la Pasqua ebraica e declinata con maggior forza dal cristianesimo, che nell’agnello vede il simbolo della purezza e del sacrificio. Ma il prezzo per gli allevatori non aumenta, anzi succede il contrario. «E questo è niente - continua Iulianella - se si pensa che dal 2016 gli allevatori non ricevono i contributi che potrebbero salvare molte aziende» Ma perché succede? «Non è pensabile che si obblighino gli agricoltori e gli allevatori a rispettare un disciplinare in modo ferreo per garantire la salubrità e il rispetto dell’ambiente, facendogli ovviamente ottenere minori produzioni date dal mancato uso di prodotti chimici in aiuto, e poi ci si disinteressi totalmente del loro futuro come sta facendo l’assessorato all’agricoltura della Regione, che ancora ad oggi promuove il benessere animale e non lo paga, promuove il biologico e non lo paga, promuove la conservazione delle razze e delle piante e non le paga; capisco un anno di ritardo, non ne capisco due, ma siamo al terzo anno e le aziende chiudono i battenti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero