Dalle analisi effettuate dal Corpo forestale dello Stato nei campi coltivati accanto all’area incriminata (risultata dai carotaggi ancora inquinata) è emersa la presenza di cadmio, cromo, cobalto, stagno antomonio in concentrazioni elevatissime. Per lo stagno, il valore massimo consentitodalla legge nei terreni agricoli è di 1, a Graffignano arriva a 50. L’antomonio che si trova nelle vernici e nelle gomme qui arriva a 43, 4 volte il limite. Il cobalto raggiunge livello 38 anziché 20. «Coltivare a un metro da un’area inquinata è potenzialmente molto rischioso», ammette Renato Sciunnach della Forestale perché «il rischio è che gli inquinanti finiscano nella catena alimentare».
Marco Avanzo, primo dirigente del Corpo forestale, racconta che qui sono stati nascosti sotto terra tonnellate di materiali tossici e fanghi chimici «sversati, spalmati con la macchina operatrice e ricoperti. I terreni - spiega durante l’intervista - sono contaminati con idrocarburi provenienti da un impianto del Nord Italia». Ebbene, tutto è avvenuto in una zona agricola. «Abbiamo trovato valori preoccupanti in un sito dove - ammette Avanzo - erano appena stati raccolti i girasoli. Qui coltivavano anche pomodori con certificazione biologica». Chi amministra questi terreni, Federico Grazioli della AgriConsultin Spa, si difende: «Su questi terreni nessuno ci ha mai contestato nulla». E intanto i cittadini, che aspettano da dieci anni la bonifica, avvertono: «Questi prodotti ce li mangiamo tutti perché finiscono sul mercato».
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