Viterbo, terreni inquinati da fanghi speciali: dopo dieci anni nessuna bonifica. Ma intanto a Graffignano si continua a coltivare

Viterbo, terreni inquinati da fanghi speciali: dopo dieci anni nessuna bonifica. Ma intanto a Graffignano si continua a coltivare
di Federica Lupino
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Venerdì 8 Aprile 2016, 13:48 - Ultimo aggiornamento: 13:54
Campi coltivati accanto a ettari di terreno contaminato. Succede a Graffignano, in località Pascolaro, zona finita ai disonori della cronaca nazionale dieci anni fa per un’inchiesta per traffico illecito di rifiuti che ha visto alla sbarra, tra gli altri, i fratelli Nocchi. Secondo l’accusa, avrebbero interrato in una cava e in alcuni terreni agricoli circa 20mila tonnellate di rifiuti, che dovevano essere invece trasportati alla Manufatti Centro Italia di Alviano (Terni). Reato prescritto e bonifiche mai effettuate. Ebbene, a riaccendere i riflettori sul questa bomba ecologica ci ha pensato SkyTg24 con lo speciale "Un piatto di salute" dove si denuncia la presenza di inquinanti nei terreni agricoli accanto a quelli sotto sequestro, ancora pieni zeppi di inquinati col Tevere che quando esonda li ricopre.

Dalle analisi effettuate dal Corpo forestale dello Stato nei campi coltivati accanto all’area incriminata (risultata dai carotaggi ancora inquinata) è emersa la presenza di cadmio, cromo, cobalto, stagno antomonio in concentrazioni elevatissime. Per lo stagno, il valore massimo consentitodalla legge nei terreni agricoli è di 1, a Graffignano arriva a 50. L’antomonio che si trova nelle vernici e nelle gomme qui arriva a 43, 4 volte il limite. Il cobalto raggiunge livello 38 anziché 20. «Coltivare a un metro da un’area inquinata è potenzialmente molto rischioso», ammette Renato Sciunnach della Forestale perché «il rischio è che gli inquinanti finiscano nella catena alimentare».

Marco Avanzo, primo dirigente del Corpo forestale, racconta che qui sono stati nascosti sotto terra tonnellate di materiali tossici e fanghi chimici «sversati, spalmati con la macchina operatrice e ricoperti. I terreni - spiega durante l’intervista - sono contaminati con idrocarburi provenienti da un impianto del Nord Italia». Ebbene, tutto è avvenuto in una zona agricola. «Abbiamo trovato valori preoccupanti in un sito dove - ammette Avanzo - erano appena stati raccolti i girasoli. Qui coltivavano anche pomodori con certificazione biologica». Chi amministra questi terreni, Federico Grazioli della AgriConsultin Spa, si difende: «Su questi terreni nessuno ci ha mai contestato nulla». E intanto i cittadini, che aspettano da dieci anni la bonifica, avvertono: «Questi prodotti ce li mangiamo tutti perché finiscono sul mercato».
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