Rapinano gli amici in un casolare, condannati dopo 14 anni

Un'aula di tribunale
di Maria Letizia Riganelli
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Martedì 9 Aprile 2024, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 19:22
Rapinano tre amici dopo aver fatto baldoria, definitiva la sentenza di condanna per due 35enne romeni. La Corte di Cassazione ha scritto la parola fine su una vicenda che risale al gennaio del 2010, quando vittime e imputati erano tutti ventenni con la voglia di fare festa. 
La sera del 12 gennaio 2010 erano andati tutti e cinque insieme a Roma, dove avevano bevuto quattro bottiglie di whisky, per poi tornare a Viterbo su di giri, con l’intenzione di incontrare alcune ragazze. Non avendo  trovato giovani con cui continuare i festeggiamenti, sarebbero andati sotto casa di un connazionale con l’idea di commettere un furto. Ma le tre vittime si sarebbero ribellate, con la conseguenza che la coppia di imputati li avrebbe minacciati con un coltello, costretti a sdraiarsi a terra e poi rapinati dei cellulari e della macchina, lasciandoli a piedi. Tutto questo è avvenuto in un casolare isolato alla periferia del capoluogo della Tuscia. Le tre vittime, spogliate di tutti gli averi, hanno dovuto attendere il mattino per chiamare i soccorsi e finire in ospedale. «I reati di rapina aggravata e di lesioni aggravate – si legge nel capo d’imputazione - erano stati contestati ai due imputati, poiché, in concorso tra loro, per procurarsi un ingiusto profitto, con minaccia consistita nel puntare un coltello alla gola, nel farli scendere dalla macchina nel farlo sdraiare a terra e nel prenderli tutti a calci si facevano consegnare i loro telefoni cellulari, una collana, un bracciale e un anello in oro, mille euro in contanti e la Bmw». Il collegio del Tribunale di Viterbo il 18 settembre del 2018 aveva condannato i due romeni a 2 anni, 9 mesi e novecento euro di multa il primo e a 3 anni, 9 mesi e mille e duecento euro di multa il secondo, con cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Una condanna parzialmente riformata in Corte d’Appello il 19 gennaio 2023. I giudici di secondo grado, infatti, hanno dichiarato prescritti i reati di lesioni e furto che erano contestati ai due imputati. Rideterminando la condanna in due anni di reclusione e seicento euro di multa per il primo e in tre anni di reclusione e novecento euro di multa per il secondo romeno. La difesa, nel presentare ricorso in Cassazione, ha sollevato dubbi sull’identificazione di una delle vittime: «Appare difficilmente credibile, oltre che irragionevole, che i due imputati, amici delle tre vittime, dopo aver bevuto per circa due o tre ore mettessero in atto quel piano nell’assoluta certezza di essere successivamente denunciati». La Cassazione ha rigettato il ricorso ritenendolo infondato: «Questa circostanza - si legge nelle motivazioni - appare del tutto assente nel caso di specie, nel quale, peraltro, come è stato sottolineato dalla Corte d’Appello di Roma, le dichiarazioni delle persone offese avevano anche trovato dei riscontri in quanto era stato dichiarato dai testimoni della polizia giudiziaria, i quali, intervenuti sul posto, avevano in proposito riferito - concludono i giudici togati nelle motivazioni della sentenza - che una delle vittime presentava una vistosa ferita da arma da taglio all’avambraccio; per terra, veniva rinvenuto un coltello con la lama intrisa di sangue». 
 
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