L'inchiesta nacque nel 2009. L'anno di Miniera d'oro la maxi indagine su cave e tangenti a Civitella d'Agliano, che fece finire in manette anche l'ex sindaco Roberto Mancini. In sette furono iscritti nel registro degli indagati, Marchini compreso. A giudizio finirono in quattro. Marchini fu il solo a chiedere il rito abbreviato. Il difensore dell'ex sindaco in tutti i gradi di giudizio ha chiesto il proscioglimento del suo assistito. Alla Cassazione ha presentato ricorso per chiedere l'annullamento della sentenza. Ricorso che per la Suprema Corte è infondato. «Non vi è dubbio scrivono i giudici - che Marchini, quale sindaco del piccolo comune appaltante, fosse in grado di influire sull'assegnazione dell'appalto». La prescrizione ha spazzato via le imputazioni per i fatti di luglio-settembre 2008 e quelli dal 2008 a febbraio 2011. In piedi è rimasto solo il peculato. Che per la Cassazione esiste anche quando c'è distrazione di fondi. «Poiché spiegano i giudici della Suprema Corte - deviare un bene da una finalità a un'altra implica che il soggetto agente si comporta rispetto a esso come proprietario e pertanto se ne appropria. Nel caso in esame l'imputato, proprio perché operante all'interno della pubblica amministrazione e in una specifica concreta situazione, ha potuto impossessarsi di somme di denaro che soggetti privati non avrebbero potuto procurarsi se non con artifici e raggiri».
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