I primi a commentare increduli sono stati i volontari della Caritas, dimostrando che il mondo cattolico del capoluogo non vede affatto di buon occhio "le sceriffate". Adesso, nel dibattito interviene anche la Curia vescovile, sempre attenta alle vicende cittadine. "Non risultando ancora alcun atto amministrativo in merito, da parte del comune di Viterbo, al momento attuale è prematuro prendere una qualsiasi posizione. Le dichiarazioni dell'assessore Nunzi, espresse per altro in una intervista sulla stampa locale, rimangono perciò ad oggi posizioni personali", chiarisce don Luigi Fabbri, il vicario generale della diocesi.
Ma attenzione, il messaggio è sì ecumenico ma non le manda certo a dire: "La questione merita indubbiamente una più seria e approfondita riflessione alla quale la comunità ecclesiale è ben lieta di offrire il suo contributo per la promozione di politiche sociali volte a sostenere, promuovere e integrare le fasce più deboli e vulnerabili della popolazione", chiude. Tradotto: il disagio e la povertà sono una cosa seria, non certo risolvibili con spot che strizzano l'occhio alla pancia dei cittadini. E se si vogliono affrontare i drammi sociali, allora la diocesi è pronta a sedersi intorno a un tavolo. E non certo per decidere l'ammontare delle multe.
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