Pendolari dell'elemosina, in Flixbus dall'Est Europa a Venezia: guadagnano fino a 1.000 euro in 7 giorni

L’unica spesa che devono affrontare è il biglietto del pullman: una "vacanza" che non costa quasi nulla e che frutta molto più del lavoro in patria

Pendolari dell'elemosina, in Flixbus dall'Est Europa a Venezia: guadagnano fino a 1.000 euro in 7 giorni
di Elisio Trevisan
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Martedì 27 Giugno 2023, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 09:34

C’è anche il turismo delle elemosine nel novero dei flussi di visitatori che assediano Venezia. Mendicanti che partono dai paesi dell’Est Europa per farsi una settimana di full immersion nelle calli del centro storico in mezzo alla laguna. Una “vacanza” che non costa quasi nulla e che, in compenso, frutta dai 500 ai mille euro esentasse, o anche più. L’unica spesa che devono affrontare è il biglietto del Flixbus, la rete di pullman che ha conquistato l’Europa raggiungendo e unendo le località più remote. Da Budapest in Ungheria a Venezia, tanto per fare un esempio, 36 euro, idem per il ritorno, il resto è tutto guadagno.

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I FLUSSI

La gestione dei flussi turistici a Venezia, insomma, deve tenere conto anche di questo fenomeno che è esploso grazie al passaparola dei primi mendicanti che hanno provato l’esperienza e si sono resi conto che il gioco vale la candela.

Un giorno di lavoro a Budapest rende un decimo di quel che porta in tasca qualche ora a Venezia. La città tra le più conosciute al mondo è una miniera di soldi per chi sa approfittarne e lavora, naturalmente, nel settore del turismo, e i mendicanti dell’Est se ne sono resi conto; inoltre Venezia è vicina ai confini con l’Est Europa e ormai è piena di visitatori tutto l’anno, di conseguenza non c’è una stagione più redditizia di un’altra, ma è alta stagione per 12 mesi. 

Così i questuanti stranieri vanno e vengono: chiedono l’elemosina per un po’ di giorni e poi tornano a casa a spendere il ricavato, c’è anche chi ha famiglia da mantenere, e poi ritornano a fare il pieno un’altra volta, e via così con le trasferte nella città delle opportunità. Una volta arrivati a Venezia, lavorano per un po’ di ore al giorno, e quando staccano molti si spostano a Mestre dove trovano le mense per i poveri che li sfamano gratis, qualche associazione che li aiuta anche per dormire oppure si accontentano di un sottoportico o un androne di un condominio.

PULIZIA

L’unico problema è lavarsi, non tanto durante il soggiorno ma in vista del ritorno in patria. Gli autisti dei Flixbus, infatti, non li fanno salire se sono sporchi o trasandati, e allora capita di vederli, soprattutto di notte, alle prese con le fontane e le vasche pubbliche intenti a ripulirsi in vista della partenza il giorno dopo. I pendolari dell’elemosina sono un fenomeno in crescita, attratti dalle masse di turisti che invadono calli e campielli di Venezia, e dal conseguente gran movimento di soldi. E, organizzati come sono, soffiano il posto in mensa ai poveri locali che magari non sono così intraprendenti e spesso provano imbarazzo nel chiedere aiuto: per loro, infatti, chiedere un sostegno non è una sorta di lavoro ma una necessità. C’è chi a Mestre e Venezia pensa che, per affrontare il fenomeno, dovrebbero venir coinvolte le ambasciate e si dovrebbe far presente ai Paesi di provenienza di questi trasfertisti della povertà che serve una collaborazione, perché non possono scaricare il peso dell’assistenza sulle strutture oltre confine che già sono molto impegnate sul fronte interno, anche perché la crisi scatenata dalla pandemia di Covid e dalla guerra in Ucraina ha colpito duramente le fasce più deboli della popolazione residente. 

In attesa di un intervento in tal senso, che aiuti in patria queste persone e che dia loro chance per reinserirsi nella società, i professionisti dell’elemosina continuano ad arrivare a Venezia provenienti da mezzo Est europeo e drenano risorse che altrimenti sarebbero dedicate al sostegno delle povertà locali.

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