I teatri della Tuscia in prima fila per celebrare la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Mena Vasellino
di Carlo Maria Ponzi
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Venerdì 24 Novembre 2023, 05:20

Era il 25 novembre del 1960. Le tre sorelle Mirabal combatterono la dittatura (1930-1961) del dominicano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle); bollate come rivoluzionarie, vennero torturate e uccise. In loro ricordo, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne il 17 dicembre 1999. La ricorrenza vede in prima linea i teatri della Tuscia con eventi che urlano “basta” a una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti.

Venerdì 24 novembre, ore 21, al Teatro dell’Unione, il comune di Viterbo, assessorato alle politiche sociali, in collaborazione com Associazione Kyanos e Compagnia teatrale Faul Viterbo, presenta lo spettacolo “Non una donna in più” con la regia di Pina Luongo. Nella pièce, ispirata dal libro “Ferite a morte” di Serena Dandini, undici donne uccise - succubi delle tradizioni o delle leggi, del ruolo imposto da secoli - dall’aldilà, dove si ritrovano accomunate dallo stesso destino, gridano al mondo le loro vite spezzate da mariti, amanti, ex, genitori e fratelli. Ingresso a offerta libera fino ad esaurimento posti; la donazione è finalizzata al sostegno di iniziative e progetti a tutela delle donne vittime di violenza attraverso la costituzione di “doti per l’autonomia” (pacchetti di risorse per sostenere l’autonomia abitativa e formativa e l’inclusione sociale e lavorativa delle donne).

Info e prenotazioni:  www.teatrounioneviterbo.it; tel. 388.95.06.826

Anche il Teatro Boni di Acquapendente, domenica 26, ore 17,30, celebra la Giornata con “Ti amo da morirne” di e con Mena Vasellino. “Lo spettacolo – spiega il direttore artistico della struttura aquesiana Sandro Nardi - è un omaggio alle tante donne vittime di violenza domestica. Con una particolarità: a raccontare al pubblico come sono andate realmente le cose e come si è arrivati all’epilogo finale, è la stessa vittima, che individua negli spettatori i tanti che assistono di solito a questi episodi devastanti, arrogandosi il diritto di sapere tutto  e che si disperano sempre tardi per non essere potuti intervenire prima. Un grido al mondo perché non si può assistere silenti quando le vittime sono in vita e piangerle disperatamente quando non c’è più nulla da fare”.

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