Crollo al ristorante Miralago, il perito: «La prevedibilità della frana era evidente»

Crollo al ristorante Miralago, il perito: «La prevedibilità della frana era evidente»
di Maria Letizia Riganelli
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Mercoledì 13 Dicembre 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 18:16

«La prevedibilità della frana era evidente». Non ha dubbi l’ingegnere Roldolfo Fugger. Il crollo del ristorante “Al Miralago” poteva essere previsto ed evitato. Con il deposito della perizia della Procura si chiudono le indagini sul crollo mortale avvenuto il 18 giugno scorso a Montefiascone. Quella mattina pochi minuti dopo le 11 il titolare del ristorale “Al Miralago”, Paolo Morincasa, morì travolto dal crollo.

Ferito gravemente il cuoco che si trovava con lui. Da alcuni giorni nelle pertinenze del locale erano in corso dei lavori di sbancamento del terreno propedeutici al progetto di ampliamento. La Procura, pm Eliana Dolce, per la tragedia ha subito aperto un fascicolo per omicidio colposo, disastro ambientale e lesioni. Iscritti sul registro degli indagati il geometra Luca Ferri, l’ingegnere Stefano Frellicca e il titolare della ditta Adriano Menichelli difesi rispettivamente dagli avvocati Angelo Di Silvio, Massimo Morcella, Lucio Bernardelli e Francesca Carnicelli.

Fin dal principio gli investigatori si sono concentrati sui lavori di ampliamento, che il ristorante aveva affidato a una ditta locale. Per cercare di capire se il crollo e i lavori fossero collegati. A unire i punti ci ha pensato la relazione dell’ingegnere Fugger incaricato dalla procura che senza mezzi termini parla di “omissione tecnica e l’imperizia“.

Il perito in 39 pagine risponde ai quesiti posti dal magistrato.

Ovvero ricostruire la dinamica dell’incidente, la regolarità dei lavori e la prevedibilità frana. Il punto critico viene stabilito in sabato 17 giugno quando «l’operatore della macchina escavatrice della ditta Menichelli - scrive l’ingegnere nella relazione - segnalava di aver intercettato, con la benna, una grotta e di aver asportato una porzione di volta stimabile di un metro quadrato. Porzione corrispondente proprio con la parte della volta di copertura della cantina lungo il confine sud ovest». La ditta a questo punto sospende i lavori. «Ma non risultano - spiega la relazione - determinazioni drastiche di inibizione totale dell’uso dei locali della cantina, nonostante quanto fosso accaduto». E nemmeno 24 ore dopo il crollo mortale.

La conclusione è implacabile: «Se fossero stati svolti i necessari rilievi, per accertare in modo compiuto la configurazione della cantina, prima di dare inizio ai lavori, anche un tecnico dotato delle minime competenze necessarie per progettare e condurre questo tipo di lavori avrebbe capito e previsto che non si poteva scavare in aderenza al confine su ovest della cantina, poiché avrebbe rimosso il necessario sostegno alla volta della stessa cantina provocandone l’inevitabile crollo».

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