Papa Francesco alla vigilia del viaggio a Marsiglia dove incontrerà tutti gli episcopati che si affacciano sul Mediterraneo per affrontare il dramma delle migrazioni economiche e climatiche in Europa, ha tuonato contro «il colonialismo economico» che soffoca l'Africa, puntando il dito contro l'occidente ricco. L'occasione per ritornare su un tema a lui caro durante l'udienza generale, è stata la memoria di uno dei più grandi africanisti che abbia mai avuto la Chiesa, San Daniele Comboni, fondatore dell'ordine dei Comboniani. Bergoglio ai fedeli ha ricordato che «la schiavitù, così come il colonialismo, non è un ricordo del passato. Nell’Africa tanto amata da Comboni, oggi dilaniata da molti conflitti, dopo quello politico, si è scatenato un colonialismo economico, altrettanto schiavizzante. È un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca». Poi ha voluto rinnovare l'appello che ha fatto durante il suo viaggio a Kinshasa, nel gennaio di quest'anno:«Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare».
Durante il suo viaggio in Congo aveva parlato di tutte le ricchezze che causano guerre, violenza, migrazioni forzate, corruzione e schiavitù moderne.«Un pugno allo stomaco» disse, sottolineando anche l'atteggiamento paternalistico dell'occidente nei confronti delle società africane, mettendo l'accento sul clichè occidentali-cattivi e africani-buoni. Una lettura della storia del colonialismo e dello schiavismo che gli antropologi preferiscono approfondire per allargare il raggio delle responsabilità partendo da una analisi storica approfondita.
CLICHE'
Per circa quattrocento anni gli europei hanno commerciato con gli africani su un piano quasi di parità, per poi – dalla metà dell'Ottocento - fomentare la conflittualità delle realtà locali, minarne la stabilità politica e creare le condizioni per la piena colonizzazione del continente con la spartizione e la creazione degli imperi coloniali.
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Di conseguenza solo “la consapevolezza, la divulgazione, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e le opportune azioni politiche potranno dare in futuro una risposta reale al maggior crimine perpetrato ai danni dell’umanità. Tuttavia, nessun cambiamento è possibile finché l’intellettualità emergente del continente africano e della diaspora non si impegna a fare i conti con la storia delle loro stesse società schiaviste.Storicamente in Africa i processi di riduzione in schiavitù sono passati da semplici strumenti di rafforzamento delle compagini familiari a fondamento delle istituzioni statali con ampie ricadute economico-politiche. La grande maggioranza delle formazioni politiche locali erano schiaviste, funzionavano cioè solo in virtù della manodopera servile. Pertanto, rompere il silenzio su questa drammatica violazione della dignità delle persone attraverso la ricostruzione e l’indagine storica diventa un obiettivo prioritario. Conoscere la storia della schiavitù in Africa è allora fondamentale per far luce sulle forme contemporanee di questo fenomeno, che continuano a lacerare il tessuto sociale ed economico del continente”.