Papa Francesco punta il dito contro l'Occidente ricco: «Il colonialismo economico soffoca l'Africa»

'occasione per ritornare su un tema a lui caro durante l'udienza generale, è stata la memoria di uno dei più grandi africanisti che abbia mai avuto la Chiesa, San Daniele Comboni, fondatore dell'ordine dei Comboniani

Papa Francesco punta il dito contro l'Occidente ricco: «Il colonialismo economico soffoca l'Africa»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 20 Settembre 2023, 10:27

Papa Francesco alla vigilia del viaggio a Marsiglia dove incontrerà tutti gli episcopati che si affacciano sul Mediterraneo per affrontare il dramma delle migrazioni economiche e climatiche in Europa, ha tuonato contro «il colonialismo economico» che soffoca l'Africa, puntando il dito contro l'occidente ricco. L'occasione per ritornare su un tema a lui caro durante l'udienza generale, è stata la memoria di uno dei più grandi africanisti che abbia mai avuto la Chiesa, San Daniele Comboni, fondatore dell'ordine dei Comboniani. Bergoglio ai fedeli ha ricordato che «la schiavitù, così come il colonialismo, non è un ricordo del passato. Nell’Africa tanto amata da Comboni, oggi dilaniata da molti conflitti, dopo quello politico, si è scatenato un colonialismo economico, altrettanto schiavizzante. È un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca». Poi ha voluto rinnovare l'appello che ha fatto durante il suo viaggio a Kinshasa, nel gennaio di quest'anno:«Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare». 

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Durante il suo viaggio in Congo aveva parlato di tutte le ricchezze che causano guerre, violenza, migrazioni forzate, corruzione e schiavitù moderne.«Un pugno allo stomaco» disse, sottolineando anche l'atteggiamento paternalistico dell'occidente nei confronti delle società africane, mettendo l'accento sul clichè occidentali-cattivi e africani-buoni. Una lettura della storia del colonialismo e dello schiavismo che gli antropologi preferiscono approfondire per allargare il raggio delle responsabilità partendo da una analisi storica approfondita.

CLICHE'

Per circa quattrocento anni gli europei hanno commerciato con gli africani su un piano quasi di parità, per poi – dalla metà dell'Ottocento - fomentare la conflittualità delle realtà locali, minarne la stabilità politica e creare le condizioni per la piena colonizzazione del continente con la spartizione e la creazione degli imperi coloniali.

Un noto antropologo Mariano Pavanello, che ha curato l’edizione italiana della Storia della schiavitù in Africa (Bompiani, 2019) dello storico canadese Paul E. Lovejoy, in una intervista a «L’Osservatore Romano ha messo in evidenza che «oggi a livello di opinione pubblica, e spesso anche tra gli intellettuali, dell’Africa — continente a noi vicinissimo nonché alla ribalta delle cronache per i contemporanei fenomeni migratori — abbiamo soltanto stereotipi e pregiudizi. L’attuale emigrazione viene interpretata come se fosse un fenomeno recente, senza considerare che questi movimenti affondano le loro ragioni storiche nei secoli che ci hanno preceduto. Gli europei sono stati la causa della decrescita infelice dell’Africa e coprotagonisti insieme alle classi politiche africane del più grave crimine commesso contro l’umanità. La schiavitù era di uso comune in quasi tutto il continente, e la storia delle tratte schiaviste ha visto coinvolte decine di milioni di esseri umani in un commercio gestito da governi e mercanti africani e da negrieri europei senza scrupoli, generando una spirale di crisi, che ancora ai nostri giorni spinge un gran numero di persone a emigrare e a finire nelle mani di criminali, proprio ripercorrendo le medesime rotte del commercio degli schiavi del Medioevo». Come dire che il clichè africani-buoni e occidentali-cattivi andrebbe approfondito e analizzato meglio.

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Di conseguenza solo “la consapevolezza, la divulgazione, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e le opportune azioni politiche potranno dare in futuro una risposta reale al maggior crimine perpetrato ai danni dell’umanità. Tuttavia, nessun cambiamento è possibile finché l’intellettualità emergente del continente africano e della diaspora non si impegna a fare i conti con la storia delle loro stesse società schiaviste.Storicamente in Africa i processi di riduzione in schiavitù sono passati da semplici strumenti di rafforzamento delle compagini familiari a fondamento delle istituzioni statali con ampie ricadute economico-politiche. La grande maggioranza delle formazioni politiche locali erano schiaviste, funzionavano cioè solo in virtù della manodopera servile. Pertanto, rompere il silenzio su questa drammatica violazione della dignità delle persone attraverso la ricostruzione e l’indagine storica diventa un obiettivo prioritario. Conoscere la storia della schiavitù in Africa è allora fondamentale per far luce sulle forme contemporanee di questo fenomeno, che continuano a lacerare il tessuto sociale ed economico del continente”. 

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