Il cardinale Aveline: «Anche la Chiesa sarà pragmatica sull'immigrazione, Ingenuo pensare di accogliere tutti»

Papa Francesco sarà nella città di Marsiglia il 22 e il 23 settembre per parlare ai vescovi dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo

Il cardinale Aveline incaricato di preparare a Marsiglia l'incontro tra il Papa e gli episcopati del Mediterraneo
di Franca Giansoldati
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Venerdì 15 Settembre 2023, 14:51 - Ultimo aggiornamento: 15:19

I micidiali flussi migratori nel Mediterraneo sono diventati un banco di prova forse la prova più dura - persino per la Chiesa di Papa Francesco, da una parte chiamata a sollecitare la famiglia umana alla solidarietà ma, nello stesso tempo, a contenere certi atteggiamenti eccessivamente "naif" se non "irenici" viste le conseguenze collegate a questo fenomeno non contenibile.
«Il fatto è che chi insiste nel dire che si deve accogliere senza limiti non vive di certo nei quartieri di tante città segnate da un alto tasso di disoccupazione, spaccio di droga, degrado, assenza di sicurezza. Bisogna evitare i discorsi ingenui. E' pericoloso. Nello stesso tempo, ovviamente, occorre sfuggire al rischio di criminalizzare il migrante che fugge come se fosse la causa di tutti i mali universali. Anche in questo caso è frutto di una visione distorta, spesso di una strumentalizzazione elettorale. Noi come Chiesa vedremo come andare avanti. Penso che per i cristiani vi sia una terza via da seguire, che è quella della linea profetica di attuare la prossimità, individuare il bene comune, cercare una armonia con il tutto». Il neo-cardinale di Marsiglia Jean Marc Aveline, in una conversazione con un gruppo di giornalisti, anticipa per sommi capi in cosa consiste la correzione di rotta che il Papa ha impresso alla Chiesa già da qualche anno, dopo avere visitato la Svezia e toccato con mano quanto un'integrazione mal gestita sia la radice principale dei quartieri ghetto in cui l'insicurezza regna sovrana mettendo a repentaglio chi vi abita.

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Aveline ha un approccio pragmatico. Conosce bene l'emigrazione perché la sua famiglia è stata costretta a spostarsi per necessità ben due volte, prima dalla Spagna all'Algeria, e poi dall'Algeria alla Francia (e ogni volta, ha raccontato, è stata sempre «una esperienza lacerante e dolorosa»).
Ora per conto del Papa sta organizzando il maxi incontro di tutti quegli episcopati che si affacciano sul Mediterraneo. Francesco arriverà nella città francese di Marsiglia il 22 settembre, a dieci anni dalla visita storica a Lampedusa mentre è in corso una nuova brutta crisi europea per l'afflusso continuo di gente disperata che scappa dalle coste africane approdando in Italia e in Grecia, in un contesto internazionale complesso segnato dal rafforzamento delle frontiere (Francia) e dalla scelta (tedesca) di sfilarsi dall'accordo di ricollocamento volontario. Bergoglio con questa visita simbolica desidera individuare le coordinate necessarie affinché tutti gli episcopati possano esprimersi in modo univoco, indicando un solo modo di esaminare la sfida delle migrazioni.

Ci saranno i vescovi tunisini, algerini, marocchini, albanesi, turchi, croati, greci, ciprioti, spagnoli e persino quelli ucraini e armeni visto che il Vaticano ha voluto che si includessero aree diverse e lontane ma collegate: Mar Nero, Mar Egeo, Adriatico e dell'Africa del Nord. Sarà ovviamente «l'occasione per parlare anche alla politica e al mondo economico».

UNO SU TRE È MUSULMANO

A Marsiglia, la città più araba di tutta Europa dove un abitante su tre è di fede musulmana, i vescovi vogliono riflettere su quattro temi: questioni economiche e sociali, ambientali, migrazioni, le tensioni geopolitiche e religiose. Saranno poi affiancati da giovani studenti di ogni paese interessato. «Uno scambio che risulterà utile a tutti» ripete Aveline fiducioso.

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La «visione profetica» sulle migrazioni che sta mettendo a punto il Vaticano, una sorta di terza via tra la visione irenica finora predominante e quella aggressiva dei cattolici più conservatori dovrà tenere conto di quello che indicano coloro che vivono accanto ai migranti, nelle banlieu, nei quartieri a rischio. «Insisteremo sulla prossimità». A scanso di equivoci Aveline però aggiunge che in ogni caso i migranti «non devono essere scelti» in base alla religione o al titolo di studio. Semmai verrà ricordata l'esistenza del loro «diritto fondamentale a non emigrare».


Una direzione di marcia che Bergoglio indica spesso ai capi di Stato e di governo che lo vanno a trovare in udienza. Lo ha fatto anche con la premier Giorgia Meloni e forse non è un caso se il discorso che ha pronunciato di recente alla Fao teneva conto di questa interpretazione visto l'obiettivo di «assicurare a tutti il diritto a non dover emigrare, ossia la possibilità di vivere in pace nella propria terra». A questo Meloni aveva aggiunto che l'impegno dell'Italia è di creare un modello di cooperazione "non predatorio con i Paesi africani" affinchè possano vivere delle loro risorse. L'Africa, del resto, non è un continente povero ma sfruttato, con il 50% delle sue terre coltivabile e in grado di alimentare la popolazione.

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