Un altro ammutinamento. Stavolta arriva dall'episcopato della Bielorussia che in blocco fa sapere al Vaticano e a Papa Francesco che non darà seguito al contestatissimo documento Fiducia Supplicans. «Noi non benediremo nessuna coppia di gay». In una dichiarazione diffusa in questi giorni e pubblicata sul sito ufficiale, vengono spiegati i motivi che hanno indotto i vescovi bielorussi a fare un passo indietro.
Nel documento prima spiegano che la Dichiarazione firmata dal Papa riafferma che non vi è «alcun cambiamento nella dottrina cattolica tradizionale del matrimonio tra un uomo e di una donna», e che non esiste alcun permesso a santificare le unioni omosessuali.
La Conferenza bielorussa ricorda poi ai sacerdoti e ai diaconi che una benedizione non liturgica può essere certamente impartita a tutte le persone che la richiedono. Anche ai singoli gay. «Bisogna però evitare di impartire la benedizione specificamente alle coppie che vivono un cosiddetto matrimonio civile, così come a quelle che vivono un matrimonio canonicamente invalido o alle coppie dello stesso sesso. Una tale benedizione può essere percepita da altri credenti come un consenso al peccato».
Naturalmente i vescovi sottolineano che i gay hanno diritto ad avere un trattamento misericordioso e rispettoso nella speranza che si ravvedano e possano intraprendere un camino di santità.
In Europa le conferenze episcopali che hanno fatto un passo indietro, oltre i vescovi della Bielorussia, sono diverse a cominciare dalla Polonia, dalla Francia, dall'Ungheria e dalla Grecia. Non c'era mai stato finora un documento come la Fiducia Supplicans capace di spaccare e dividere in questo modo la Chiesa.