La benedizione alle coppie gay è ormai un conflitto a bassa intensità, teologo studioso di Santa Teresina boccia il documento

La benedizione alle coppie gay è ormai un conflitto a bassa intensità, teologo studioso di Santa Teresina boccia il documento
di Franca Giansoldati
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Venerdì 19 Gennaio 2024, 11:04

La benedizione alle coppie gay è un conflitto a bassa intensità. Dopo la levata di scudi di tanti episcopati ora è il turno dei teologi. Di fatto nonostante le rassicurazioni del Vaticano e la pubblicazione di un secondo documento, gli aspetti problematici della Dichiarazione Fiducia Supplicans su come benedire le coppie gay non smettono di inquietudini, prese di distanza, rifiuti. Ormai è chiaro che le opposizioni non possono essere più viste come degli attacchi indiscriminati al Pontificato, come se fossero parte di un complotto da parte della frangia più conservatrice della Chiesa attraverso i blog cattolici che in questi anni sono proliferati per protesta spesso sotto forma anonima in tante lingue (inglese, francese, italiano, spagnolo, tedesco). 

Uno tra i più stimati teologi, consultore di alcuni dicasteri di curia, insegnante in università pontifice e autore di diverse pubblicazioni, il francese Francois Marie Lethel ha elaborato un saggio proprio sul documento papale in cui – da eminente studioso di Santa Teresa di Lisieux, Dottore della Misericordia – ha voluto mettere in luce che persino la citazione fatta dal cardinale Victor Fernandez sulla grande santa francese nel testo per giustificare la benedizione alle coppie gay non è pertinente poiché induce – anche quella – a confondere i fedeli sulla dottrina tradizionale del matrimonio tra uomo e donna. 

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Lethel scrive che le coppie dello stesso sesso non possono essere equiparate a quelle eterosessuali, perché sono «contro natura e un certo senso una struttura di peccato.

Una coppia irregolare tra un uomo e una donna potrebbe essere regolarizzata in seguito, ad esempio dopo la morte dei coniugi legittimi. Così Dio non benedisse la coppia adultera di Davide e Betsabea, moglie di Uria. Anzi, li punì severamente e il loro figlio morì. Poi Davide si pentì e dalla loro unione nacque legittimamente Salomone (cfr. Mt 1,6)». 

La Chiesa, aggiunge,  «può benedire solo ciò che Dio benedice, sempre sottomettendosi alla sua Parola. Ora, l'unica coppia che Dio benedice è l'uomo e la donna che ha creato a sua immagine e somiglianza (cfr. Gen 1,27-28), chiamati da Lui a diventare "una sola carne" nel matrimonio (cfr. 2,24). Dal punto di vista biblico, non c'è alcuna giustificazione per benedire una coppia dello stesso sesso. Se Dio non benedice tale coppia, come potrebbe la Chiesa benedirla, anche con una benedizione spontanea?»

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Il teologo francese, da consultore del Dicastero per le Cause dei Santi, dopo avere studiato diversi casi di santità nel matrimonio, contemplando la santità di ciascuno dei coniugi, è arrivato alla conclusione che «la santità comune non è possibile per una coppia dello stesso sesso, perché non è Dio che li ha uniti. Ma resta vero che ogni persona è chiamata alla santità e deve essere benedetta».

Dunque che fare? I gay dovrebbero essere benedetti separatamente, non come coppia. «Nella benedizione, dobbiamo in qualche modo separare ciò che Dio non ha unito! Dobbiamo sviluppare una vera pastorale della santità per le persone omosessuali. Dobbiamo rivalutare la castità che è richiesta a tutti, in tutti i diversi stati di vita». 

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Il teologo si unisce alla decisione dell'intero episcopato francese: «Per questo è opportuno benedire in modo spontaneo, individualmente, ciascuna delle persone che formano una coppia, qualunque sia il loro orientamento sessuale, che chiedono la benedizione di Dio con umiltà e con il desiderio di conformarsi sempre più alla sua santa volontà». Ma non la coppia gay, come invece suggerisce di fare la Fiducia Supplicans pubblicata il 18 dicembre.

Quanto a Santa Teresina, citata a sproposito e in modo superficiale dal Prefetto del Dicastero della Fede, Lethel aggiunge che San Paolo sottolinea l'aspetto essenziale del peccato "contro natura", che sarà costantemente ribadito dalla Chiesa. «Condannata severamente nell'Antico Testamento, la pratica dell'omosessualità era considerata normale nel mondo greco, come lo è oggi nel nostro mondo europeo e nordamericano», ma «Thérèse ha meravigliosamente compreso il pensiero di San Paolo riguardo alla Misericordia e alla Giustizia di Dio pienamente rivelate in Gesù Cristo. L'effetto proprio della Giustizia di Dio non è quello di giudicare, ma di giustificare gratuitamente l'uomo peccatore nel sangue di Gesù». 

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