Il profilo del cardinale Ambongo avanza tra i futuri papabili: ha gestito il blocco africano delle benedizioni alle coppie gay

spunta una registrazione in cui il porporato racconta i retroscena

il cardinale Ambongo al concistoro di settembre
di Franca Giansoldati
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Giovedì 25 Gennaio 2024, 11:37 - Ultimo aggiornamento: 12:16

«Siccome l'Occidente non ama i bambini, gli occidentali attaccano la cellula base dell'umanità che è la famiglia formata da un uomo e una donna. Ma se distruggi quella cellula, distruggi la società». Il declino delle società postmoderne è racchiuso in questo concetto sul quale il cardinale Fridolin Ambongo di Kinshasa, 64 anni, presidente delle conferenze episcopali dell'Africa (SECAM) e membro del C9 (una specie di consiglio della corona che sostiene il pontefice nell'azione di governo) ha fatto leva per convincere Papa Francesco a gestire in modo salomonico il blocco africano contrario alla benedizione delle coppie gay. Gli africani (ma solo loro) ora sono liberi di non applicare il documento della discordia con il quale il Vaticano a dicembre ha introdotto globalmente la benedizione per le relazioni tra persone dello stesso sesso.  «L'Occidente è ormai una società decadente».

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Ambongo in questo delicatissimo frangente si è ritagliato un ruolo primario, mostrando al collegio cardinalizio una indubbia capacità di mediazione e un grande coraggio, al punto che ora c'è chi guarda a lui come possibile candidato al prossimo conclave, in una ipotesi futura, quando sarà. Gli scenari sono aperti. Un cardinale elettore proveniente da un continente in crescita, ancorato alla tradizione, fedele al principio della sinodalità, che ben conosce i meccanismi curiali e con lo sguardo capace di affrontare un futuro complicato. Insomma le qualità per un futuro Papa nero.

In questi giorni è spuntata una interessante registrazione fatta dal cardinale, di ritorno dall'ultima missione a Roma. «Non a caso in Africa tolto qualche caso isolato l'omosessualità non esiste affatto sul continente» ha spiegato il porporato di Kinshasa, nella registrazione pubblicata sul blog Le Salon Beige. In quel colloquio ha spiegato cosa è successo dietro le quinte da quando il Dicastero della Fede guidato dal cardinale argentino Víctor Manuel Fernández ha pubblicato la dichiarazione Fiducia Supplicans, causando un caos planetario di difficile immaginazione, con vescovi a favore e vescovi contrari, spaccando la Chiesa come non si era mai vista, scavando ulteriori fossati tra il sud del mondo e il nord sviluppato e ricco.

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«Quando il 18 dicembre abbiamo ricevuto il documento Fiducia Supplicans, c'è stata un'onda d'urto in Africa.

Non capivamo cosa stava succedendo a Roma, a livello ecclesiastico. Altre chiese ci hanno chiamato per dirci: 'Contiamo sulla Chiesa cattolica per opporsi a questa ideologia. Ora, sei il primo ad autorizzare la benedizione delle coppie omosessuali.'” L'opposizione e il disorientamento Fridolin Ambongo li ha misurati anche tra la gente semplice. Le benedizioni alle coppie gay non sarebbero mai passate, restano qualcosa di inimmaginabile per la cultura africana. «Quano sono cominciate ad arrivare le reazioni, visto le mie responsabilità, ho scritto a tutte le conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar. Poi ho rassicurato la gente dicendo: Tutti voi, tutti voi, avete sofferto per questo. Un sacco. Tutti hanno sofferto per questo atto». Le risposte non sono tardate: «Le conferenze episcopali hanno scritto subito. Ho stampato tutte le reazioni di tutte le conferenze episcopali e ho fatto una sintesi in un documento». Poi ha scritto una lettera di sette pagine a Papa Francesco non solo come presidente del SECAM ma anche come suo consigliere, membro del consiglio dei nove cardinali che accompagnano il Papa per la riforma della Chiesa.

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Ambongo ha preso il primo aereo per Roma con la sintesi e altri documenti comprovanti la reazione durissima degli africani per incontrare il pontefice. Quello stesso giorno fu ricevuto dal Papa. «Era molto triste. Devo dire che è stato il primo a soffrire per tutte le reazioni che sono arrivate da tutto il mondo. Soffre perché è un essere umano. Questo non lo rende felice. Ho raggiunto un accordo con lui e gli ho detto che la soluzione a questo problema non è più quella di inviarci documenti con definizioni teologiche o filosofiche di benedizioni. La gente non è interessata a questo. Ciò che interessa è una comunicazione che rassicura la gente in Africa, che calma gli spiriti dei fedeli. E lui, come pastore, è stato toccato da questa situazione».

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Papa Francesco ha chiesto al cardinale Fernandez di mettersi d'accordo con Ambongo e assieme si sono messi al computer per preparare un documento concordato. «Ho firmato il documento come presidente di SECAM a nome dell'intera Chiesa cattolica in Africa così come il prefetto del dicastero. Abbiamo firmato non tanto il comunicato che è stato reso pubblico, ma il documento che teniamo negli archivi intitolato: No alla benedizione delle coppie omosessuali nelle chiese cattoliche (…) in Africa non c'è posto per benedire le coppie omosessuali». 

Naturalmente l'Africa, ripete Ambongo, «rispetta le persone omosessuali perché sono esseri umani. Non dovremmo guardarli, trattarli con disprezzo. Sono creature di Dio. E come creature di Dio, se un individuo omosessuale chiede una benedizione, noi benediciamo la persona. Possiamo benedirlo come persona. Anche i criminali possono essere benedetti (…) nella speranza che la grazia della benedizione possa aiutarli a convertirsi. E se benediciamo un omosessuale, è anche per dire che il suo orientamento sessuale non è in accordo con la volontà di Dio e speriamo che la benedizione possa aiutare a cambiare perché l'omosessualità è condannata nella Bibbia e dal magistero della Chiesa. Non possiamo essere promotori della deviazione sessuale». 

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Ambongo è nato il 24 gennaio 1960 a Boto, è un frate cappuccino ordinato prete nel 1988, e ha conseguito una laurea in Teologia morale a Roma presso l’Accademia Alfonsiana. Prima parroco, poi docente di teologia morale all'Università Cattolica del Congo a Kinshasa, è stato fatto vescovo da Benedetto XVI e cardinale da Papa Francesco. Il suo motto è Omnia omnibus (“Tutto a tutti”). Prima di dargli la berretta cardinalizia nel 2016 Papa Francesco lo ha nominato Amministratore Apostolico in una diocesi complicata, Mbandaka-Bikoro. In questo frangente ha assunto un ruolo di primo piano nella ricerca di una soluzione pacifica alla crisi politica nell'ex colonia belga, già piegata da un conflitto che provoca migliaia di sfollati in fuga dalle violenze, e dal virus dell'ebola che continua a mietere vittime. Ha co-presieduto il dialogo che, con la firma degli Accordi di San Silvestro, ha portato a nuove elezioni alla fine del 2018.  Nello stesso anno su richiesta dell'anziano Cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, ha preso il suo posto alla diocesi di Kinshasa, fino a diventare un punto di riferimento per tutta l'Africa.

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