«Dormo in una baracca vicino all'orto che coltivo - dice con lo sguardo basso - non posso chiedere la residenza, senza quella non possono avere il contributo del Comune». L'amico ha un cuore grande, tante volte ha aiutato chi s'è trovato senza casa, c'è passato anche lui e sa che vuol dire. «Vorrei accoglierlo, nella mia casa c'è spazio anche per luimal'Ater non permette di ospitare altre persone nelle case popolari». Troppa gente oggi si trova come Mario. A chiedere aiuto ai volontari che scambiano ore di tempo ieri è arrivata Giovanna. Anche lei è ternana come Mario, da mesi dorme col figlio in un garage. Rimasta vedova, l'hanno sfrattata dalla casa popolare. Pare non abbia pagato le bollette che arrivavano a nome del marito.
Dopo il secondo sfratto esecutivo è finita in un garage, senza servizi di sorta. E poi la richiesta urgente di un tetto per una mamma con bambini in tenera età che è fuggita da un marito violento. E quella di una giovane professionista rimasta senza lavoro che si è ammalata e non può curarsi. Fernanda Molè, promotrice della Banca del Tempo, allarga le braccia. «L' impegno delle associazioni, dell'amministrazione comunale, dei privati ha creato un argine.Ma oggi l'argine non tiene più, servono misure di emergenza ».
Basterebbe rivedere il regolamento Ater, che favorirebbe anche a chi si trova in difficoltà di condividere le spese.
O costruire piccole garanzie che aiutino la buona volontà dei proprietari ad accettare persone senza reddito con offerte e contributi. Per la Molè «La Prefettura - insiste - deve prevedere il rischio per l'ordine pubblico e fare un'ordinanza per bloccare gli sfratti per morosità. La casa è la base della vita dell' uomo e dell' equilibrio di una società. E la diga la deve costruire tutta la comunità in uno sforzo comune che non è più rinviabile».
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