Perugia, quando a chiedere aiuto
è la torre di controllo

L'aeroporto di Perugia Sant'Egidio
di Italo Carmignani
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Martedì 12 Luglio 2016, 13:46 - Ultimo aggiornamento: 20:03

Già costretto a stringere patti con gli eredi Zeppelin per assicurare i voli, l’aeroporto di Sant’Egidio viene tradito pure dalla Sase, la società cui è affidato il suo futuro. Appena decollato, il consiglio d’amministrazione della gloriosa società d’aerotrasporto, è andato a sbattere con un paio di semplici regole che potrebbero deciderne la decadenza. Composto da cinque membri, le posizioni più a rischio sono quelle dei soci di maggior peso: Mauro Agostini, direttore di Sviluppumbria e Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio. Due personaggi in cerca d’autore, accomunati dall’insolito destino di essersi affrontati con i mortaretti per la formazione del cda e che ora sono i primi a doverlo lasciare. 
Con due piccoli indiani in meno, il cda scende a tre, rispettando così la quota rosa (deve essere di un terzo) per la presenza della sola Laura Tulli, ma non si salva comunque. Perché potrebbe sfilarsi anche Umberto Golinelli, appena si accorgerà che il già modesto compenso di amministratore verrà ulteriormente tagliato dalla scure renziana. A quel punto i membri del Cda resterebbero due. Oltre alla Tulli, infatti, rimane Ernesto Cesaretti. Nonostante quest’ultimo sia espressione del principale socio occulto della Sase, la Fondazione Cassa di Risparmio Perugia del cavalier Carlo Colaiacovo, che ogni anno sborsa 850mila euro per l’aeroporto, Cesaretti è soprattutto presidente di Confindustria. E sempre di Assindustria è la Tulli. In questo modo Confindustria avrebbe la maggioranza netta del cda con il solo 5 per cento delle quote Sase. Da qui la necessaria decadenza, quanto l’urgenza di cominciare a occuparsi di voli in Umbria mettendo i piedi per terra.
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