Gualdo Tadino, operai clandestini in nero sfruttati 13 ore al giorno: paga da 2,5 euro l'ora

La Procura ha chiesto il processo per due imprenditori marocchini

Il tribunale di via XIV Settembre
di Enzo Beretta
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Martedì 20 Febbraio 2024, 08:15
Operai in nero sfruttati per 13 ore al giorno e retribuiti al massimo tre euro all’ora. La Procura di Perugia ha chiesto di processare due marocchini di 41 e 50 anni. I due, rispettivamente il titolare di una ditta che fabbrica apparecchiature elettriche a Gualdo Tadino e il coamministratore, vengono ritenuti responsabili dei reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di 12 operai connazionali. I fatti risalgono al 2022. Stando a quanto ricostruisce il pubblico ministero Mara Pucci nella richiesta di rinvio a giudizio gli imputati «utilizzavano, assumevano e comunque impiegavano irregolarmente e ‘in nero’ alle proprie dipendenze dodici lavoratori extra Ue di nazionalità marocchina - sprovvisti di permesso di soggiorno valido per motivi di lavoro subordinalo, approfittando del comprovato stato di bisogno dei medesimi - determinato dalla precaria posizione sul territorio e dalla mancanza di mezzi idonei a sopperire alle esigenze primarie proprie e dei propri familiari, in assenza di altre fonti di reddito». Negli atti ci si sofferma sulla «difficoltà di comprensione della lingua italiana e di integrazione sociale» dei lavoratori sottoposti «a condizioni di sfruttamento, imponendogli in fatto condizioni di lavoro inique e degradanti sotto il profilo dell'orario di lavoro, della retribuzione e delle cautele ai fini di salute e sicurezza, nonché sotto il profilo previdenziale». Ecco perciò l’«orario di lavoro eccessivo e degradante senza poter usufruire di ferie e del riposo giornaliero e settimanale (13 ore al giorno, dalle 8.30 alle 23, con brevi pause per i pasti e senza riposo settimanale)», la «retribuzione concordata ampiamente al di sotto dei minimi previsti dal contratto collettivo nazionale di categoria (paga oraria di 2,5/3 euro l’ora, per complessivi 20-25 euro giornalieri, contro i 7/8 euro all’ora previsti dal Ccnl), l’«omesso versamento dei contributi previdenziali», la «mancata copertura assicurativa in caso di infortunio» e la «violazione delle norme in materia di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro». Si contasta anche l’«offerta di una sistemazione alloggiativa degradantre ed inidonea sotto il profilo della salute e sicurezza per allestimenti, impianti e condizioni igienico sanitarie». Gli imputati vengono difesi dagli avvocati Alessandro Vesi e Matteo Buttò. Tra le fonti di prova sono elencati gli atti di indagine della guardia di finanza di Gubbio e l’informativa del dipartimento di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro dell’Usl Umbria 1.
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