«Abbiamo Neil Young nel cuore e il suo sound ha influenzato entrambi»
Godano e Stefana sabato in città con il progetto "Journey through the past”

«Abbiamo Neil Young nel cuore e il suo sound ha influenzato entrambi» Godano e Stefana sabato in città con il progetto "Journey through the past”
di Michele Bellucci
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Mercoledì 31 Gennaio 2024, 19:23

PERUGIA - Appuntamento decisamente imperdibile quello che Aucma e Mea Concerti, in collaborazione con il Comune di Perugia, hanno organizzato per questo sabato: all’auditorium San Francesco al Prato approderà infatti l’affascinante progetto che il leader dei Marlene Kuntz Cristiano Godano e il celebre chitarrista Alessandro “Asso” Stefana hanno dedicato a Neil Young, "Journey through the past” (inizio alle 21). Quella per il grande cantautore di origini canadesi è una passione comune, che ha portato i due artisti a creare un progetto in grado di riflettere le caratteristiche essenziali della poetica e della musicalità youngiana. Un tributo raffinato capace di rivestire canzoni immortali come "Heart of gold", "My my hey hey", "Old man" o "Harvest moon" regalando anche alcuni brani dall’album solista di Godano "Mi ero perso il cuore”.

Cristiano Godano, una location di grande fascino come San Francesco al Prato darà un contributo speciale al vostro live?
Assolutamente sì! Io e Asso non vediamo l’ora di esserci per vivere emozioni fortissime.

Cosa vi ha guidato nella scelta dei brani da proporre?
Un tratto in comune scoperto in fretta nei miei gusti e in quelli di Asso, è la predilezione per la parte folk della produzione di Young. Quindi le sue ballad più intime e ricche di un feeling di densità entusiasmante, con una vena malinconica a impressionare ogni nota. La scelta è stata dunque fatta conformemente a questa comunione e abbiamo pescato in un repertorio che spazia fra il 1970 di “After the gold rush” e il 1992 di “Harvest moon”.

Questo vostro progetto cosa può regalare a un fan del cantautore canadese?
Credo, e spero, l’ammirazione per la capacità di non far danni e sminuire il valore di un intoccabile.

Ci guida l’amore che nutriamo per il suo mondo e secondo me questo traspare alla sensibilità dei presenti. Gli applausi generosi e ripetuti non solo a fine concerto, ma anche durante, mi permettono di pensare che non sto esagerando.

C’è qualcosa della musica di Neil Young su cui lei e Stefana avete visioni differenti?L’unica cosa che sembra non metterci d’accordo è la scelta o meno di fare “Heart of gold”: lui non vorrebbe, io sì. E non mi capacito di come lui possa attribuire a quel pezzo una colpa che è ingiusto attribuirgli, ovvero il fatto di essere diventato un pezzone mainstream. Il tono con cui scrivo queste parole è giocosamente ironico e complice: questo dissidio fra me e lui si risolve sempre con contagiose risate.

Ha mai ascoltato Young dal vivo?
Con estremo rammarico devo affermare di averlo visto solo una volta, a Lucca coi Crazy Horse. Eravamo in tour coi Marlene e avevamo un day off: arrivammo un pelo in ritardo e fummo costretti a stare piuttosto lontano dal palco. Chiaramente rimasi impressionato dal pathos sprigionato e anche dal frastuono sonico di certi finali: era un concerto molto rock, un noise simile l’ho sentito in vita mia solo con gli altri miei miti, i Sonic Youth.

Come si legano i brani di "Mi ero perso il cuore" con questo concerto?
Il mio disco solista è una diretta emanazione di quel suono da me tanto amato. Quando l’ho pensato desideravo ardentemente poter condurre il mio sound proprio lì, dove si trova ora, per poter avere la soddisfazione di aver dato sfogo a una parte essenziale della mia espressività, che coi Marlene non può venire fuori. Dunque il mio disco si inserisce in maniera del tutto coerente nella scaletta dei pezzi del canadese, quasi una logica prosecuzione.

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