Inchiesta Nas sulle liste d'attesa, l'assessore Coletto: «Regione parte civile»

«Il problema delle attese in sanità è comune in tutta Italia. Servono più medici e infermieri. Va riformato il numero chisuo all'università»

L'assessore alla Sanità Luca Coletto
di Ilaria Bosi
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Domenica 10 Settembre 2023, 08:41

La lente stretta dai carabinieri del Nas su due medici e due infermieri umbri tocca un nervo scoperto della sanità regionale, quello delle liste d'attesa. E se i sospetti sui singoli professionisti dovranno trovare riscontro in un percorso giudiziario che è appena agli inizi e dove le accuse devono trovare eventualmente conferma nelle sedi deputate, la Regione è pronta a tutelarsi. L'attenzione sulla vicenda è alta, anche su sui casi specifici l'assessore regionale Luca Coletto è cauto.
Assessore, sono stati già presi provvedimenti?
«Per ora no, aspettiamo che la magistratura faccia il suo lavoro, poi valuteremo il da farsi. È ancora prematuro».
Avete avuto modo di conoscere le contestazioni?
«Non abbiamo ancora avuto alcuna documentazione di questa vicenda. Certo, laddove ci fossero riscontri agiremo di conseguenza».
In che modo?
«Io credo che un primo passo potrebbe essere quello di avviare procedimenti disciplinari, ma occorre conoscere le carte, che forse saremo nelle condizioni di visionare già lunedì».
Nel caso in cui ci fosse un processo, la Regione si costituirebbe parte civile?
«Mi verrebbe da dire che sarebbe il minimo sindacale, ma non bisogna dimenticare che la giunta prende decisioni collegiali. Da parte mia, questo è certo, sarà eventualmente avanzata la proposta di costituzione di parte civile, perchè la gente umbra merita di essere difesa».
Le liste d'attesa restano un osso duro: la Regione ha mai rilevato anomalie?
«Qualche anomalia l'abbiamo riscontrata e stiamo approfondendo ogni singolo caso. Tuttavia è attivo un monitoraggio costante, finalizzato anche a migliorare i software, il sistema e la gestione. Molti passi sono stati già fatti».
Cosa intende?
«Pensi che un tempo c'erano 12 Cup manager ed era difficile fare un controllo stringente. Ora la gestione è centralizzata, abbiamo sotto mano le agende del pubblico e del privato accreditato e convenzionato. Un sistema cui sarà sempre più difficile sfuggire e sul quale c'è la massima attenzione».
Assessore, però il problema delle liste d'attesa resta in tutta la sua drammaticità, non crede?
«Il problema c'è, ma ormai è chiaro che si tratta di un problema nazionale e non umbro. Se fosse solo un problema di questa regione, che tutto sommato è piccola, sarebbe facilmente risolvibile, ma così non è».
Quali sono, a suo avviso, le cause?
«Tutto parte dal fatto che mancano medici e infermieri. Stiamo superando una pandemia mondiale e non un'epidemia da raffreddore e questo non è un aspetto che può essere trascurato».
Si potrebbe fare di più?
«Vanno anche migliorati gli stipendi dei medici, perché un'altra nota dolente che pesa in questo sistema è la fuga costante dei professionisti dal pubblico al privato. Poi c'è anche altro».
Cosa?
«Ci sono alcune specialità mediche, penso alla Chirurgia, all'Ortopedia o alla Chirurgia, tanto per fare alcuni esempi, che sono molto esposte anche sul fronte delle denunce e delle richieste di risarcimento. La Medicina difensiva non fa bene al sistema».
Come si può superare questo problema?
«Deve esserci un intervento parlamentare chiaro, che fornisca garanzie ulteriori ai professionisti. Poi, ancora, si deve intervenire sul numero chiuso all'Università. Non ci sono risposte da anni. Vede, le sto parlando di tutte situazioni che hanno fatto esplodere il sistema e per le quali occorre creare uno stretto coordinamento tra Stato e Regioni».
Insomma, quello delle liste d'attesa non è un problema umbro?
«Ripeto, è un problema nazionale, anche se in Umbria stiamo cercando di fare bene la nostra parte, come non era stato fatto in passato».

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