Terni, attese ridotte di oltre dieci mesi per gli “amici” del primario. Così l'intervento alla cataratta veniva fatto prima

L'ospedale di Terni
di Luca Benedetti
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Domenica 10 Settembre 2023, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 15:11

PERUGIA Mesi di lavoro e di dati incrociati. Ecco come hanno lavorato i carabinieri del Nas diretti dal maggiore Sergio Riccardi per arrivare e scoprire come all’ospedale Santa Maria di Terni, c’era chi riusciva ad aggirare le liste d’attesa. Soprattutto per gli interventi chirurgici agli occhi. È finito indagato (per un’accusa tutta da dimostrare) il primario, Enrico Poddi. Secondo il Nas che ha esaminato almeno tre mesi di agende per gli interventi, i pazienti che avevano fatto la visita in intramoenia con il primario (e quindi pagato la prestazione per intero) avevano la possibilità di scavallare le liste d’attesa. Due casi sono stati utili a chiudere il cerchio. E in entrambi i casi si sarebbe trattato di interventi alla cataratta. Attese ridotte anche di dieci mesi rispetto alla media delle attese di un intervento di quel tipo all’ospedale di Terni.
SALE OPERATORIE
Tra i dati che il Nas ha preso e incrociato, infatti, ci sono quelli delle varie equipe mediche di Oculistica. E una volta individuato attese che arrivano anche a dodici mesi o più il fatto che c’era chi e riusciva ad avere una corsia preferenziale ha fatto scattare il sospetto. Nato da una segnalazione. Con un passaggio chiave: il Nas avrebbe scelto quel tipo di intervento dove il limite alla discrezionalità dell’urgenza è tutto sommato basso. Ecco perché c’è chi si è insospettito. Sono due i casi che i carabinieri del Nucleo tutela della salute hanno messo nero su bianco per inviare l’informativa alla Procura di Terni e certificare che quelle liste d’attesa venivano aggirate aprendo una corsia preferenziale per chi aveva pagata la vista in regime di intramoenia, cioè pagando l’attività libera professionale del primario.
LE ANALISI
Se quello degli interventi agli occhi e delle visite è il filone più appariscente, c’è anche delle analisi del sangue che hanno fatto finire nei guai due infermieri (uno del reparto di Geriatria e uno del reparto di Medicina interna che hanno fatto passare delle analisi fatte per il primario come se il medico fosse ricoverato. Con un doppio risultato: nessuna attesa e nessun esborso per la prestazione della sanità regionale.
IL PRECEDENTE
Uno stratagemma non nuovo che i carabinieri del Nas hanno già scoperto qualche anno fa. Uno stratagemma che una volta che viene individuato non dà scampo a chi ha lasciato la firma sulla richiesta di analizzare il prelievo visto che gli infermieri hanno un codice che lascia la traccia della richiesta al laboratorio analisi.
Nove anni fa, in un’inchiesta analoga ma con numeri ben diversi, gli indagati, addirittura, con la scusa del finto ricovero che permetteva di fare analisi e visite gratis, furono cinquecento. Con una doppia inchiesta sia delle varie Procure sia della Corte dei Conti. In quel caso la magistratura contabile ha richiesto indietro un importo pari alla prestazione che non era stata pagata e che aveva favorito, anche per l’aggiramento delle liste d’attesa, amici e famigliari.
In quell’occasione i carabinieri del Nas avevano esaminato oltre 200mila prestazioni per tirare la linea dei casi in cui l’accusa aveva certificato la truffa al sistema sanitario nazionale.

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