Il giardiniere che crea un impero: una storia da film da Panicale al Wyoming, con la caccia al tesoro scomparso

La procura di Perugia
di Egle Priolo
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Sabato 16 Settembre 2023, 14:27

PERUGIA - Se fosse una serie tv sarebbe un legal drama di successo. Una storia tipo Suits e pure con punte di giallo. Qui però non siamo a New York e non c'è Meghan Markle: la fitta trama è ambientata tra Panicale e Bastia, anche se alcune esterne passano da Ponza al resto d'Italia fino addirittura allo stato americano del Wyoming. Sarebbe davvero da non credere alla storia del tuttofare che diventa imprenditore di un piccolo impero, ma invece è tutto vero: lo raccontano varie denunce e diverse sentenze, anche passate in giudicato.

L'ultima puntata è quella del sequestro di oltre 860mila euro effettuato dalla guardia di finanza e raccontato ieri: dalla campana rubata in una villa, alle plusvalenze per terreni solo formalmente agricoli, agli immobili acquistati con soldi chiacchierati. Ma la storia dell'imprenditore nato giardiniere parte da lontano: da prima del 2010, quando lui abita nella villa di un ingegnere molto facoltoso come suo factotum. Il professionista è anche il subprocuratore di una società immobiliare americana proprietaria di immobili di pregio in diverse parti del mondo: tra le proprietà ci sono pure i beni mobili della meravigliosa villa di Mongiovino. Villa in cui, nel 2010, appunto, viene improvvisamente trovato morto l'ingegnere: il suo corpo è in fondo alle scale e quel decesso verrà subito derubricato come incidente, niente indagini e caso chiuso. Ma soprattutto niente comunicazione alla società, con gli affari che passano nel silenzio per le mani del tuttofare indubbiamente dal cervello fino.
Lo racconta la prima sentenza di condanna a suo carico, ben prima di quella che nel 2022 ha dato ragione alla società sulla vendita dei beni scomparsi negli anni dalla villa e di cui gli immobiliaristi americani si accorgono solo nel 2015. No, la prima sentenza contro l'ex giardiniere e idraulico è del 2019, firmata dal giudice Alessandra Grimaccia ed è relativa alla truffa che l'uomo, oggi 57enne, insieme a un complice ordì nel 2013 ai danni di una famiglia proprietaria di una sala biliardo. Anche qui, una storia lunga e complessa: lui si presenta e offre un biliardo di pregio insieme a un locale in via Pievaiola a Perugia di cui riferisce di essere titolare. La famiglia allestisce a sue spese il capannone, apre un'altra sala con il benestare del Coni, paga i due con un tot al mese, finché un giorno tra palle e stecche si presenta un avvocato di Roma, legale della società americana, che spiega: “Signori, tutto questo è nostro”. E lo dimostra con le carte.
È così che si scopre come le procure e i documenti mostrati alla famiglia (che ha firmato tutto in buona fede) siano invece il frutto di contraffazione e truffa, come spiega il giudice Grimaccia in 12 pagine di sentenza. È così che iniziano le indagini, si fanno fitti i sopralluoghi nella villa di Mongiovino e - tra ville a Ponza e case in Umbria - addirittura parte la caccia al tesoro che gli americani, dal Wyoming, sono costretti a fare in tutta Italia per recuperare i beni spariti dalla magione: venduti anche in un mercatino dell'antiquariato a Bastia e che si crede possano essere stati alla base delle fortune dell'ex factotum.

Che si è trovato letteralmente in casa un piccolo tesoro e, ai danni dei legittimi proprietari secondo le sentenze, l'ha fatto letteralmente fruttare. Quando si dice il pollice verde.

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