Omicidio di Cenerente, 2 ergastoli ai killer
condannata la basista

Marco Chiacchiera, Dirigente Squadra Mobile Perugia il giorno dell'arresto dei killer di Cenerente
di Egle Priolo
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Sabato 22 Giugno 2013, 20:51 - Ultimo aggiornamento: 20:52
PERUGIA Ergastolo per i killer, 4 anni e otto mesi per la basista e processo per il terzo uomo.

È bastata poco più di un’ora di camera di consiglio al giudice Alberto Avenoso per chiudere così l’udienza preliminare per l’omicidio di Maria Raffaelli e Sergio Scoscia, uccisi la notte del 5 aprile 2012 nella loro casa di Cenerente per una rapina. Rapina in cui i banditi hanno portato via poco più di una collanina d’oro, mentre l’idea di un tesoro li aveva condotti fino alla villetta di madre e figlio, 74 e 52 anni.

Ergastolo dunque, come da richiesta del pubblico ministero Claudio Cicchella, per Artan Gioka e Ndrec Laska che con i loro legali Patrizia Conti, Claudio Caparvi e Daniela Paccoi avevano chiesto il rito abbreviato contando su uno sconto di pena. Rito abbreviato anche per Marjana Perdoda, l’amica di Sergio e compagna di Gioka, che avrebbe fatto da basista, indicando la casa di Cenerente come obiettivo del colpo, condannata a 4 anni e otto mesi (il pm ne aveva chiesti sei).

Alfons Gjergji, invece, il terzo uomo arrestato dalla squadra mobile diretta da Marco Chiacchiera, ha sempre negato il suo coinvolgimento nel massacro del 5 aprile 2012. «Contro di lui - ha spiegato il suo avvocato Luca Maori - solo le dichiarazioni di Gioka e Laska, ma Alfons non era con loro quella notte». Rito normale, allora, ma il gup Avenoso ha deciso di aprire per lui le porte del processo, che inizierà in Corte d’assise il prossimo 10 ottobre.

Il dispositivo, inoltre, prevede anche la liquidazione di 100mila euro in via definitiva al Comune di Perugia, che si era costituito parte civile con l’avvocato Luciano Ghirga, a titolo di risarcimento.

Disposte anche due provvisionali da 100mila euro per Valerio, giovane nipote delle vittime, e per la figlia di Maria Raffaelli, sorella di Sergio. «La famiglia di Sergio e Maria - ha spiegato l’avvocato Alessandro Vesi che li assiste - ribadiscono i loro ringraziamenti per la vicinanza e la solerzia dimostrate dalle istituzioni, dalla polizia alla procura, ma anche al giudice. Grazie a tutti è stato possibile, in soli quattordici mesi da quel massacro, prima assicurare subito gli assassini dietro le sbarre e poi giudicarli in tempi rapidi». Soddisfazione anche da parte del sindaco Wladimiro Boccali: «Una pena esemplare per un delitto brutale che ha lasciato una traccia profonda nella nostra comunità. Non solo due persone uccise in modo selvaggio: il delitto di Cenerente ha contribuito ad aumentare l'allarme sociale ed il senso di insicurezza». «Che si ricostruiscano le responsabilità e si faccia giustizia - ha chiuso il sindaco - non ripara la perdita di due vite ma certo rafforza un sentimento di fiducia nel funzionamento delle istituzioni. Questo volevamo costituendoci, come amministrazione comunale, parte civile nel processo».
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