Ad aprire questa tappa del dibattito è proprio Mariano. «Dagli anni Settanta fino ai Novanta ho frequentato Foligno - esordisce Mariano - per motivi professionali seguendo la locale squadra di calcio e già il Perugia. Sono stati anni che mi hanno portato a conoscere Lamberto Sposini e molte altre persone tra cui l'agente Uefa Antonio Rosellini e gli avvocati Picuti, solo per citare alcuni folignati. In quel periodo il punto di incontro era proprio il Sassovivo e il suo birillo, Quest'ultimo, e la storia popolare che ne è scaturita, quella de "lu centru de lu munnu", ha un valore equivalente a quello che i perugini vivrebbero potendo entrare nella fontana maggiore. Proprio per questo si deve ragionale sull'identità della città e su quell'aneddoto identificativo. Da allora il mondo è cambiato e per il birillo va cercato un posto diverso che ne conservi l'immagine, ma che lo renda vivo e fruibile e che possa unire la parte del ricordo con quella commerciale - prosegue e del marketing. Il birillo va salvaguardato non chiudendolo in una teca ma - conclude - facendolo vivere». Romagnoli, invece, lancia una idea che guarda al centro storico in senso stretto. «C'è a Foligno - spiega Romagnoli - un luogo che sarebbe più che adatto ad accogliere il biliardo e il birillo rosso, e con loto tanti elementi della storia popolare cittadina in senso lato e si trova proprio in Corso Cavour: il foyer del Teatro Piermarini. Credo che quel contenitore, tanto caro ai folignati ma noto per il nome dell'architetto Piermarini su cala mondiale, sia la casa giusta per il birillo rosso. Come questa vicenda andrà a finire lo vedremo solo - conclude - andando avanti». Il dibattito sull'affaire birillo, quindi, nato da un post sui social network lanciato dal suo proprietario l'avvocato Giovanni Picuti e rilanciato dalle colonne de Il Messaggero, continua a raccogliere opinioni.
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