«A casa da due anni e senza stipendio da gennaio, famiglie disperate». Lo strano caso dell'Ostello della gioventù di Perugia

L'ostello "Spagnoli" a Pian di Massiano
di Egle Priolo
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Mercoledì 4 Maggio 2022, 07:11

PERUGIA - «Siamo in cassa integrazione da due anni, a casa senza far nulla quando vorremmo lavorare. E da gennaio non prendiamo neanche quella. Non è giusto vivere così». A parlare sono alcuni dei dodici dipendenti dell'Ostello della gioventù Mario Spagnoli di Pian di Massiano, in vertenza con Arci Solidarietà per le mancate retribuzioni dallo scorso gennaio e per chiudere dignitosamente un'esperienza di oltre vent'anni.

La storia è lunga e alcune ombre rendono complicato raccontarla, ma di certo lo Spagnoli, edificio storico di proprietà del Comune e ristrutturato solo qualche anno fa, da due anni funziona come centro di accoglienza. Opera meritoria che ricorda l'impegno della Perugia di Capitini, che parla di un'attenzione sempre alta per profughi o richiedenti asilo. Che, insomma, merita solo sincera approvazione. Ma lasciare a casa dipendenti con contratti a tempo indeterminato, forti di ammortizzatori sociali, invece è una stortura che certamente troverà la quadra nella riunione della prossima settimana tra Comune, Arci e l'avvocato Nunzia Parra (studio Brusco) che assiste la maggior parte del personale bloccato da aprile 2020.
È stato quello il momento in cui qualcosa, infatti, si è rotto dalle parti di Pian di Massiano, anche se il sasso trasformato in valanga ha iniziato a rotolare nei primi mesi del 2019. Quando l'Aig (l'Associazione italiana alberghi della gioventù) che aveva in gestione le due strutture comunali (gli ostelli Spagnoli e Villa Giardino di Ponte Felcino) fallisce. Con il Comune c'era una convenzione di 28 anni siglata nel 2002, ma l'Aig non regge la crisi e deve vendere. I due rami d'azienda, nel febbraio 2020, vengono messi all'asta dalla sezione Fallimentare del tribunale di Roma (base da 85mila euro per entrambi) e se li aggiudica Arci Solidarietà, che quindi ad aprile di quell'anno subentra nella convenzione. Oneri e onori, compresa la destinazione turistica e i contratti in essere con i dipendenti.

L'Ostello Spagnoli qualche anno fa

Ma era appena iniziato il lockdown, gli alberghi erano chiusi e i morsi della pandemia hanno stretto le doppie mandate dei due ostelli, considerando che solo lo Spagnoli viaggiava sulle 20mila presenze annue, forte delle 33 camere e i 180 posti letto. E Arci trasforma la crisi in opportunità, partecipa – spiegano i bene informati – a un bando del Ministero dell'Interno e i richiedenti asilo (come già successo a Ponte Felcino qualche anno fa) prendono il posto dei turisti. Sempre di accoglienza si tratta, ma questo ha significato - secondo le lamentele dei quasi ex dipendenti assistiti dall'avvocato Parra – respingere i 12 lavoratori dello Spagnoli. «Prima la cassa integrazione Covid – raccontano -, adesso un fondo integrativo che però è stato richiesto male e in ritardo e quindi stiamo a casa, da dipendenti, senza stipendio, con famiglie disperate dopo vent'anni di lavoro. Avevamo chiesto di essere impiegati in altre strutture o anche di essere formati per il centro di accoglienza, visto che da aprile 2020 abbiamo un contratto da operatori sociali. Ma niente». E mentre i 4 dipendenti di Ponte Felcino sono tornati al lavoro, un paio dello Spagnoli si sono licenziati e c'è chi ha chiuso il rapporto, in otto sono ancora ad aspettare.
La riunione dei prossimi giorni certamente chiarirà la situazione, con diverse ipotesi al vaglio. Sarà interesse del Comune definire la questione della percentuale «del 10 per cento sui pernottamenti eccedenti i 20mila» prevista dalla convenzione e si dovrà anche capire che progetti si abbiano per la struttura turistica diventata sempre remunerativa ma sociale. A partire dagli eventuali lavori di manutenzione per restituirla alla sua iniziale destinazione e magari pensare – vista la lodevole necessità – a uno switch tra Pian di Massiano e Ponte Felcino. Per restituire alla città uno spazio che potrebbe rinverdire i fasti del passato, in un momento di ripresa turistica con richieste di sistemazioni a basso costo. E magari ridare mansioni e stipendio a chi per vent'anni ha lavorato tra ricevimento, colazioni, pulizia stanze ed è rimasto col cerino in mano.
 

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