Rugby Mondiali, Mbonambi giocherà la finale contro gli All Blacks, inchiesta assolve il sudafricano per la presunta frase razzista

Conclusa l'indagine di World Rugby: non sono state trovate prove di quanto riferito all'arbitro dall'inglese Tom Curry. Un caso di "lost in translation?"

Rugby Mondiali, il sudafricano Mbonambi potrà giocare la finale contro gli All Blacks, rallenta l'inchiesta sulla presunta frase razzista denunciata dall'inglese Curry
di Paolo Ricci Bitti
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Mercoledì 25 Ottobre 2023, 15:42 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 15:18

Rugby, Mondiali: il sudafricano Bongi Mbonambi potrà giocare la finale della Coppa del Mondo sabato 28 febbraio alle 21 a Parigi contro la Nuova Zelanda. Mercoledì World Rugby aveva preso tempo facendo capire che sarebbe servito un periodo più lungo per indagare  sulla presunta frase razzista denunciata all'arbitro dall'inglese Tom Curry durante la semifinale che l'Inghilterra ha perso 16-15 dal Sudafrica. World Rugby aveva avviato un'indagine che si attendeva in tempi utili per emettere una sentenza prima della finale, ma poi quei "tempi rapidi" sembravano essersi dissolti insieme alla possibilità di trovare prove evidenti sul fatto che il giocatore nero sudafricano, vicecapitano dei Boks, abbia effettivamente pronunciato una frase razzista e a sfondo sessuale (F...a bianca) nei confronti del rivale bianco.

Il clamore mediatico, ingigantito a dismisura dai social, deve poi avere spinto la Federazione a tagliare corto ed ecco all'alba di oggi la nota di World Rugby che scagiona Mbonambi e, al tempo stesso, salva Curry che comunque, buona fede o meno, non ne esce bene.

A essere generosi è un giocatore che, nonostante la sua lunga esperienza, si è perso nella traduzione di una frase di gioco in afrikaaner (Wit Kant, lato nianco). Un errore che ha però innescato un pandemonio mondiale.

La nota

"World Rugby ha effettuato un'indagine delle accuse mosse dall'inglese Tom Curry in relazione all'uso di un linguaggio discriminatorio da parte del sudafricano Mbongeni Mbonambi durante la semifinale della Coppa del mondo di rugby 2023 tra Inghilterra e Sudafrica sabato insieme a un'ulteriore accusa avanzata di recente su una partita precedente della Autumn Nations Series 2022.

Qualsiasi accusa di discriminazione viene presa estremamente sul serio da World Rugby che garantisce un'indagine approfondita. Dopo aver considerato tutte le prove disponibili, inclusi filmati delle partite, audio e prove di entrambe le squadre, l'organo di governo ha stabilito che al momento non ci sono prove sufficienti per procedere con le accuse. Pertanto, il caso si ritiene chiuso a meno che non vengano alla luce ulteriori prove.
 
È importante notare che World Rugby accetta che Tom Curry abbia fatto le accuse in buona fede e che non vi è alcuna inidicazione che l'accusa fosse deliberatamente falsa o dannosa.
 
World Rugby è preoccupato anche per gli abusi sui social media a cui entrambi i giocatori sono stati sottoposti questa settimana. Non c’è posto nel rugby o nella società per la discriminazione, l’abuso o l’incitamento all’odio, e World Rugby esorta i tifosi ad abbracciare i valori dello sport di rispetto, integrità e solidarietà".

Lo scenario

Ecco caso chiuso. Peraltro questa nota fa capire che Curry o lo squadra inglese hanno atteso questo "caso" per ricordare a World Rugby altre presunte accuse relative al test match Inghilterra-Sudafrica a Twickenham durante il quale non erano mancati confronti fa Mbonambi e Curry. Ma poi perché non presentare denuncia allora? Perché attendere un'altra occasione, salvo incassare una doppia in "tribunale"? 

Forse sarebbe meglio essere sicuri di ciò che si denuncia in mondovisione attraverso il microfono dell'arbitro sapendo bene quali saranno le conseguenze. Curry in buona fede? World Rugby non lo esclude, ma Mbonambi meriterà pure le scuse per quanto è accaduto nella settimana prima della finale mondiale.  

Una vicenda che ha danneggiato non poco l'attesa della finale che deve chiudere il Mondiale più luccicante di sempre sotto ogni aspetto: record di incassi, di audience, di pubblico, di introiti pubblicitari.

La situazione era davvero critica per la federazione internazionale: una condanna di Mbonambi (basata su audio ben poco comprensibili?) avrebbe macchieto il Torneo e un leader protagonista di una squadra finalista (per la 4a volta, record). La logica voleva inoltre che, al contrario, l'assoluzione di Mbonambi avrebbe messo il difficoltà il giocatore inglese che ha scatenato il caso. In tanti ne hanno chiesto la squalifica se non fosse stato possibile provare le accuse. Ora World Rugby la chiude con "la buona fede", ma insomma, il tallonatore sudafricano e la squadra hanno tutto il diritto di sentirsi danneggiati da questa situazione.  

Lost in translation

Fin dall'inizio della vicenda dal Sudafrica sono in tanti a far notare che appunto in Sudafrica la parola "pesante" riportata da Curry (c...t) non è usata comunemente fra gli insulti e che inoltre in afrikaaner espressione Wit Kant (lato bianco) suona molto simile alla presunta frase offensiva di cui Curry si è lamentato con l'arbitro. E con "lato bianco" i giocatori sudafricani possono urlare ai compagni che la palla sta "uscendo" dalla parte degli inglesi (in divisa bianca). Può essere considerata una versione di parte, è vero, ma un po' alla volta sta facendo breccia anche sui media inglesi che si sono scatenati in difesa di Curry. Sul social, fra pro e contro, la gazzarra è comunque indegna: Mbonambi viene difeso naturalmente dal versante sudafricano e da coloro, non sono pochi, che non amano l'Inghilterra, storicamente abituata a giocare in clima a dir poco avverso contro le nazionali delle sue ex colonie. Curry, al tempo stesso, non merita minacce tipo: "Non dovrai mai più mettere piede in Sudafrica". Il suo club, Sale Sharks, peraltro zeppo di giocatori sudafricani, lo difende a spada tratta. 

La situazione è tale che un cronista sudafricano è andato martedì ad assistere a un allenamento del Sudafrica registrando un video con le "chiamate" delle azioni  di giocatori (compreso Mbonambi) e tecnici Springboks che dicono chiaramente "kant" per indicare il lato in cui giocare. Un'abitudine, quella di usare l'afrikaaner durante i match, che serve anche a non far capire le intenzioni agli avversari.   

Seguire gli allenamenti dei Boks è stato utile anche per notare che Mbonambi aveva continuato ad allenarsi da titolare anche perché è l'unico tallonatore veramente di ruolo restato nel gruppo del ct Nienaber (sabato scorso ha giocato per tutti gli 80 minuti): le sue riserve sono giocatori fuori ruolo (terze linee) che dovrebbero quindi essere messi sotto 24 ore su 24 per ripetere i delicatissimi e difficili lanci in touche e le giocate della mischia. A meno che il geniale staff dei Boks non li faccia allenare di notte in hotel. 

La prima nota di World Rugby (la federazione internazionale)

«World Rugby  - la nota è di lunedì - prende estremamente sul serio tutte le accuse di comportamento discriminatorio. Possiamo confermare che stiamo rivedendo formalmente le accuse mosse dall'inglese Tom Curry in relazione all'uso di un linguaggio discriminatorio durante la semifinale della Coppa del mondo di rugby 2023 tra Inghilterra e Sudafrica di sabato. «World Rugby non farà ulteriori commenti fino alla conclusione del processo».

Che cosa è successo

Tutto è cominciato verso il 23' del match di sabato scorso, col Sudafrica sotto 3-9, quando Tom Curry, terza linea inglese, in divisa bianca, si è rivolto così all'arbitro neozelandese Ben O'Keeffe: «Sir, il tallonatore sudafricano mi ha chiamato f...a bianca, che cosa devo fare?».

«Nulla, per favore, me ne occupo io», ha risposto l'arbitro.

Tom Curry, un metro e 90, 110 chili, ha chiesto aiuto all'arbitro perchè, a suo dire, il tallonatore sudafricano Bongi Mbonambi, un metro e 80, 108 chili gli aveva rivolto una frase razzista. Il palcoscenico era il prato dello Stade de France a Parigi-Saint Denis durante la semifinale della coppa del mondo vinta poi dal Sud Africa in zona Cesarini dopo aver subito per 70 minuti, contro ogni pronostico, il gioco di una formidabile squadra inglese.

 Va da sé che Tom Curry sapeva benissimo che la sua accusa sarebbe riecheggiata in tutto il mondo perché l'arbitro nel rugby è microfonato senza filtri per telecronisti e pubblico (sì, anche il pubblico ascolta in diretta i dialoghi fra arbitro, giocatori e Tmo, la Var del rugby). 

Poche ore dopo la sconfitta dell'Inghilterra sui media inglesi parecchio scornati è scoppiato il caso Mbonambi:  il nero che secondo Curry è stato razzista con un bianco. I social hanno poi messo tutto il loro napalm sul fuoco ed ecco che il caso è diventato "mondiale".

I fatti

Bisogna ancora ripetere, a 4 giorni dal match e dopo almeno due giorni di indagini e speculazioni e dopo aver ascoltato e riascoltato audio dai quali in realtà si comprende poco e nulla, "secondo Curry" perché al momento di audio disponibili e chiaramente udibili c'è solo quel dialogo fra l'inglese e e l'arbitro che non prova nulla. Audio chiari dell'insulto al momento non ce ne sono e quindi quella frase volgare e razzista resta "presunta". E la sola parola dell'inglese non basterebbe a fare scattare anche dopo la finale una squalifica che sarebbe stata particolarmente pesante non solo per l'immagine del tallonatore Mbonambi, una delle star degli Springboks, e della nazionale sudafricano, ma anche dal punto vista tecnico, visto che in quel ruolo-chiave il ct Nienaber si trova alquanto scoperto per la partita che vale il Mondiale.

Sarà la riedizione della leggendaria finale del 1995 a Jo'burg, quella sotto gli occhi di Invictus Mandela che costruì il nuovo Sudafrica arcobaleno post apartheid usando con geniale afflato ed enorme coraggio anche il rugby degli Springboks, all'epoca totem della minoranza bianca e del regime segregazionista.

Ventotto anni dopo ci siamo trovati con un giocatore inglese bianco che ha accusato di razzismo un giocatore sudafricano di colore. Accuse finora non sorrette da prove. Sorprende anche, soprattutto chi ha qualche anno di rugby sulle spalle, che Curry si sia rivolto all'arbitro (microfonato) per farsi tutelare per un (presunto) insulto. 

Per adesso World Rugby prende tempo, mentre nel dopopartita Tom Curry ha risposto ai cronisti, che avevano notato che dopo il fischio finale Mbonambi non gli avesse stretto la mano come si usa sempre nel rugby: «Yeah». La domanda era: «Ma Mbonambi ti ha detto qualcosa?».

Poi, pressato dai giornalisti, Curry ha tagliato corto: “No, non è necessario parlarne adesso e non ne parlerò». La punizione può scattare, secondo il regolamento di World Rugby per "abusi verbali riferiti,  e non solo, a religione, colore della pelle, nazionalità o origini etniche, orientamente sessuali".

L'inglese Marler venne punito nel 2016 con due match di squalifica per aver definito "zingaro" il gallese Samson Lee, mentre nel 2018 il francese Bastareaud saltò tre match per un insulto a sfondo sessuale rivolto all'azzurro Sebastian Negri. Entrambi i puniti ammisero la colpa.

La federazione sudafricana, incalzata dalla stampa inglese, ha spiegato: «Siamo consapevoli delle accuse che prendiamo molto sul serio e stiamo esaminando le prove disponibili. Ci impegneremo con Bongi se verrà trovato qualcosa a sostegno delle accuse». Una dichiarazione di prammatica che riporta per adesso alla parola di Curry contro quella, se eventualmente sarà sentito, di Mbonambi.

Lost in translation

Dal Sudafrica, inoltre, sono in tanti a fare notare che appunto in Sudafrica la parola "pesante" riportata da Curry non è usata comunemente fra gli insulti e che inoltre in afrikaaner espressione Wit Kant (lato bianco) suona molto simile alla presunta frase offensiva di cui Curry si è lamentato con l'arbitro. E con "lato bianco" i giocatori sudafricani possono urlare ai compagni che la palla sta "uscendo" dalla parte degli inglesi (in divisa bianca).  

 

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