Maria Stefania Tempora Leppo è morta: era la nonna di Michele Lamaro, capitano della nazionale di rugby che ha seguito in tutto il mondo. Chi era

Era la vedova di Luciano Leppo, psicoanalista di fama internazionale. Da anni aveva lasciato Roma per Cortina dove è stato celebrato il funerale. Era conosciutissima nel mondo del rugby

Maria Stefania Tempora Leppo è morta: era la nonna di Michele Lamaro, capitano della nazionale di rugby che ha seguito in tutto il mondo. Chi era
di Paolo Ricci Bitti
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Martedì 19 Marzo 2024, 10:39 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 14:04

Maria Stefania Tempora è morta nella serata del 9 marzo a Cortina, poche ore dopo che all'Olimpico di Roma nella partita del Sei Nazioni di rugby la Scozia era stata battuta dall'Italia capitanata dal nipote Michele Lamaro. La vedova dello psicoanalista di fama internazionale Luciano Leppo nei primi anni 2000 aveva lasciato la Capitale per abitare fra le Dolomiti gran parte dell'anno e partecipando con grande verve alla vita culturale della città.

Sempre elegante e  raffinata, puntuali citazioni grazie a vaste letture, amante anche della grande pittura, se ne è andata a 80 anni portando con sé il trionfo della nazionale in cui ora giocano tanti suoi "nipoti", non solo Michele detto "Mitch".

Maria Stefania Tempora Leppo era molto conosciuta non solo negli ambienti culturali di Roma e Cortina, ma anche in tutto il mondo del rugby: aveva cominciato a seguire il nipote fin da suoi primi placcaggi sui prati di Roma e poi non si era persa una trasferta della nazionale Under 18, Under 20 e poi di quella maggiore acquisendo una formidabile conoscenza degli scenari ovali. 

Da Dublino a Tbilisi, da Parigi a Edimburgo, dalle piccole città del sud-ovest francese dove gli azzurri erano mandati a sfidare i Bluets alle grandi capitali non solo europee, lei c'è sempre stata. E non è che di nonne così intraprendenti ce ne fossero molte sulle tribune di quei remoti stadioli o di quegli sfavillanti stadioni, semmai vi si avventurava qualche coppia di genitori. Tutti gli azzurri tra i 20 e i 25 anni (l'età di Michele), in pratica quasi tutta la nazionale attuale affidata al ct Gonzalo Quesada, la conoscevano e ora la piangono ricordando la sua passione nel sostenere la squadra anche quando a sventolare il tricolore a bordocampo magari c'era solo lei. Un gruppo di ragazzi che ha iniziato a vincere nel Sei Nazioni Under 20 prima della nazionale maggiore e che ora vince in quello dei "grandi".

Forte nella sconfitta, umile nella vittoria, trovava sempre le parole giuste per accompagnare i giovani azzurri nella loro crescita. Anche gli allenatori la andavano a cercare dopo le partite per chiedere un commento. Sapeva tutto delle nazionali che seguiva, non solo quello che veniva messo in vetrina. Un riferimento anche per i cronisti per i quali lei diventava una preziosa inviata, ché in Georgia per seguire l'Under 20 di trasferte dalle redazioni non se ne fanno molte.

Insomma, era meglio non scommettere contro di lei se si trattava di ricordare un risultato, un aneddoto, una giocata degli azzurrini. Le bastava vedere giocare un 18enne per qualche partita per farle esprimere un giudizio che si è sempre rivelato azzeccato: «Lui nella nazionale maggiore ci arriverà, lui no, anche se è un bravo ragazzo. Lui? No, niente da fare: più che la tecnica, avete visto il gioco al piede?, gli manca il carattere».

Implacabile anche contro il nipote Michele, appena nominato miglior difensore del Sei Nazioni grazie a 103 placcaggi, un record storico. Non gli ha mai nascosto una critica in caso di giornata "no". Ed era molto orgogliosa che un romano come Michele nel 2021 fosse stato stato nominato capitano della nazionale colmando un vuoto di 46 anni dall'ultimo leader azzurro nato nella Capitale.  

Da Cortina per lei era passeggiata raggiungere Padova, dove il nipote ha vinto uno scudetto, oppure Treviso, dove "abita" la Benetton che gioca solo nelle coppe europee e che ugualmente ha scelto Michele come capitano. 

Nell'ultima stagione (sportiva, va da sé) la salute non l'aveva più aiutata, ma non mancava mai di tenersi informata, di fare una telefonata per sapere delle ultime novità. Mancherà a tanti vedere al suo fianco, o qualche posto più in là in tribuna (si faceva sentire), una partita di rugby. 

Il funerale è stato celebrato a Cortina il 12 marzo nella Chiesa della Beata Vergine della Difesa, che non crediamo sia la protettrice dei placcatori ma ci piace pensarlo.  

Accanto a lei, nelle ultime ore, c'era la figlia Alessia, madre di Michele, romana, e moglie di Gianluca, originario di Napoli e romano di adozione, velista azzurro alle Olimpiadi di Los Angeles e Seul con la classe Soling. Oltre a Michele, Maria Stefania Tempora Leppo lascia i nipoti Margot, Francesco, Pietro, Paolo e Viola, sorelle e fratelli di "Mitch".

In Galles si dice il rugby sia lo sport giocato in Paradiso, era l'unica trasferta che le mancava: ci sembra già di sentire la sua voce dalla tribuna. Il capitano le ha dedicato la storica vittoria di Cardiff e solo dopo quel match Michele ha detto della morte della nonna  dopo essersi tenuto il dolore nel cuore per tutta la settimana.    

Il cap (il cappellino che la federazione dona a chi debutta in nazionale) onorario non esiste, ma per lei potrebbe essere inventato e donato ai familiari.   

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