Hagen non dà altri particolari sulla vicenda, l'unica di cui avrebbe conoscenza diretta avendo partecipato alla «colletta», ma ritiene che la partita di Coppa Uefa non sia stata l'unico caso di corruzione negli anni in cui giocava a San Pietroburgo. Riandando alla stagione d'oro dello Zenit nel 2007, il difensore norvegese ricorda che «nelle ultime dieci nostre partite tutte le decisioni degli arbitri erano a nostro favore. È stato molto imbarazzante. Nella stagione precedente, invece, le cose erano andate in senso opposto».
Dopo l'intervista, “Vg” ha contattato lo Zenit e un portavoce ha espresso la sorpresa del club per le parole dell'ex tesserato, sostenendo che sono sempre state rispettate le regole del fair play. Le parole del difensore sulle presunte diffuse irregolarità nel calcio russo sono state confermate nella stessa intervista da un altro norvegese dai trascorsi in Russia, Jorgen Jalland, che ha giocato nel Rubin Kazan tra il 2005 e il 2006. A suo parere, la pratica del «match-fixing» era molto diffusa: «Dopo dieci minuti capivi subito se la partita sarebbe stata vinta o persa». Secondo un questionario proposto dal sindacato internazionale calciatori FifPro a 177 giocatori della massima serie russa, il 10% ha detto di essere stato contattato per fissare il risultato del gioco. Quasi la metà, il 43,5%, hanno riferito di avere saputo di risultati combinati.
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