ROMA Ricomincio da tre. Dopo i successi con Verona e Salernitana, De Rossi confida nel tris contro il Cagliari. Che statisticamente lo porterebbe ad eguagliare l'inglese Burgess, l'unico (nel 1929) nella storia della Roma a esordire in giallorosso, da subentrato, con tre vittorie consecutive. Ma per Daniele vincere questa sera vorrebbe dire molto di più. Innanzitutto tornare al quinto posto (benché le rivali più accreditate per la Champions debbano recuperare ancora una partita) e poi guadagnarsi un credito con i Friedkin per il futuro. Con la squadra c'è già riuscito.
IL RETROSCENA
La cena dell'altro giorno in uno stabilimento di Ostia è stata apprezzata dal gruppo, funestato dall'addio traumatico di Mourinho. Uno spogliatoio che aveva bisogno di un ritorno alla normalità, dopo tre anni vissuti sulle montagne russe umorali del portoghese.
Un nuovo inizio. Coinciso, fortuna vuole, con due successi, anche agevolati da un calendario non impossibile. Ora serve il terzo sigillo, il più importante. E poco importa che questa sera dovrà incrociare Ranieri: «A lui mi uniscono tanti bei ricordi, forse i due momenti più emozionanti in giallorosso: l'anno in cui abbiamo sfiorato lo scudetto e quello in cui ci siamo accompagnati a vicenda alla porta, lasciando la nostra squadra del cuore. Quando questi momenti emozionanti li passi accanto a un uomo come lui, è tutto di guadagnato. Ha un fare elegante, un po' romanesco, un'intelligenza acuta che ti dà sfumature che magari non hai colto. Da una chiacchierata con lui esci sempre arricchito. Mi farà piacere batterlo quest'anno dopo il match dell'anno scorso con la Spal, ho un affetto vero per l'uomo e il rispetto per l'allenatore». E per farlo, si affiderà ancora una volta all'estro di Dybala. Che omaggia con un paragone illustro: «Ci sono giocatori che hanno una lettura tale e un talento che un po' di libertà gliela devi dare, l'importante è l'occupazione degli spazi. Poi a ridosso dell'area Paulo fa come gli pare, la soluzione la trova da solo. Ho giocato 20 anni con Totti e nessuno gli diceva cosa fare o dove andare. Noi dovevamo solo abbassare la testa e aspettare che arrivasse la palla da spingere dentro. Se riconosciamo che quel tipo di talento ce l'ha anche Dybala, dobbiamo sfruttarlo».