Inzaghi fa la Lazio "Felipe"

Inzaghi fa la Lazio "Felipe"
di Alberto Abbate
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Mercoledì 7 Marzo 2018, 07:30
Nel bene e nel male rovescia di continuo il suo destino. Ieri un’altra sforbiciata nel sette immortalata su Instagram, poi sorrisi e tuffi di gioia sull’erba zuppa di Formello: perché Felipe non riesce sempre a restare con le gambe e la testa in volo? Involuto di nuovo con Milan e Juve, in Europa cerca un altro riscatto. Esattamente come contro lo Steaua, quando il brasiliano tornò dal castigo e fra andata e ritorno firmò a suon di dribbling, assist e gol il passaggio del turno. Domani contro la Dinamo il posto sulla trequarti sarà di nuovo suo, per questo è al settimo cielo. Eppure, da questi ottavi in poi, non potrà più far inceppare il turbo. Quattro gol e sei assist in poco più di 800’ a questo punto della stagione, appena due in meno del 2015, quando proprio a marzo iniziò lo sprint per la Champions con 10 reti e 11 cioccolatini al fotofinish. Sono passati quasi quattro anni, questi potrebbero anche essere i suoi ultimi quattro mesi. Non ha più tempo, Anderson. E la Lazio, per crescere, non può più essere ostaggio della sua incapacità di reggere la competizione. Ai tempi di Candreva il brasiliano si sentiva offuscato, l’anno scorso il finale di Keita lo aveva agitato, stavolta l’esplosione di Luis Alberto dopo il suo infortunio lo ha ulteriormente scoraggiato. Felipe è ancora un gioiello a due facce: quella meravigliosa del suo talento e quella nera dell’improvviso e deleterio sconforto. Appena vive un minimo ballottaggio, Anderson rischia sempre l’autosabotaggio. Il problema è mentale: quando Felipe non è coccolato e considerato si sente inutile, così il suo apporto diventa sterile; al contrario, quando riemerge dal suo vittimismo infantile e banale, ogni sua giocata è micidiale. Deve insomma capire per la Lazio, ma anche e sopratutto per se stesso, che rabone, controlli e potenza, sono nulla a quasi 25 anni senza il superamento di questo complesso.
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La pace con Inzaghi e l’ambiente è a tempo determinato. Nessuno può dimenticare che neanche un mese fa Felipe aveva chiesto d’essere ceduto in Brasile in prestito. I suoi agenti continuano a lavorare (con Inter, Milan, Napoli e Chelsea) per un eventuale addio a giugno, ma il destino lontano dalla Lazio è comunque nei piedi del brasiliano. Il suo cartellino in quattro mesi va completamente rivalutato. Difficilmente si ripresenterà l’opportunità da 50 milioni di tre anni fa dello United. Anche un’offerta da 40 stavolta, a malincuore, da Lotito verrebbe accettata. Gli scompensi di personalità di Felipe purtroppo non lasciano altra strada. A meno che l’abbraccio di lunedì allo zoo a un leone non gli abbia trasmesso finalmente il ruggito d’un campione. 
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