Tare: «Sempre grato a Milinkovic, minacce di morte in passato»

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di Valerio Cassetta
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Lunedì 31 Dicembre 2018, 14:57 - Ultimo aggiornamento: 14:58
La gratitudine prima di tutto. Il ds Igli Tare non dimentica il comportamento di Milinkovic che nell’estate de 2013 fece di tutto per venire alla Lazio: «In quei minuti ero sicuro che Sergej non sarebbe andato alla Fiorentina ma sarebbe venuto alla Lazio - ammette il direttore sportivo a Sky Sport -. La sera prima mi aveva chiamato e mi aveva detto che avrebbe scelto noi, dicendomi di stare tranquillo». Detto, fatto. Dopo un pianto liberatorio nella pancia de Franchi per evitare di firmare il contratto offertogli dalla Fiorentina, l’ex Genk si mise in viaggio verso Formello. «Gli sarò sempre grato - ricorda Tare -, ci sono pochi giocatori che fanno una cosa del genere».

Il ds laziale ha anche ripercorso l'inizio della sua carriera da dirigente biancoceleste. «Quando il presidente Lotito mi chiese di iniziare questa avventura tra me e me dissi “questo è un pazzo” - ha raccontato – Volevo continuare a giocare, avevo un accordo con lui per prolungare il contratto per altri due anni». «All’inizio del mio percorso siamo stati sempre insieme, anno dopo anno ha capito le mie qualità, facendosi via via da parte sia sulla scelta del giocatore sia sulle trattative. Quando ci sono delle difficoltà a livello economico il suo intervento è fondamentale per risolvere queste problematiche», dice Tare che poi racconta i momenti difficili. Accompagnati dalla voglia di andare via. «Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato anche a questa scelta, soprattutto pensando alla famiglia. Fosse stato per me, non avrei avuto nessun problema ad andare avanti, ma il problema è che abbiamo ricevuto minacce di morte. A mia moglie, ai figli, cose che, veramente, non si possono raccontare. Quelli sono stati dei momenti in cui ho pensato se davvero valeva la pena andare avanti. Però, dentro di me, ho sempre detto che non l’avrei data vinta a nessuno. Ma in alcuni momenti ho avuto anche paura. In particolar modo, nel periodo della cessione di Hernanes. È stato un momento brutto, che dentro di me porto come un’esperienza molto negativa. Una parte di me, dopo quella esperienza, è morta, per quel che riguarda il modo di vivere il calcio. Lì tocchi veramente la parte brutta del calcio».
 
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