ESTREMA PUNIZIONE
Quella sarà eventualmente l’estrema punizione, ma intanto alla ripresa non è in campo perché l’armata Anderson non accetta né il rimbrotto né l’offesa: convocati dalla Lazio, Felipe e i suoi fratelli si presentano tutti insieme nel centro sportivo di fronte a Tare e Peruzzi a rapporto, adesso il vaso è colmo. Lunedì sera all’Olimpico si è aperto pure ufficialmente lo squarcio. E zampillano da una parte mesi d’insofferenza societaria per l’atteggiamento del giocatore, dall’altra le promesse di titolarità disattese dopo l’infortunio. In arrivo altri appuntamenti per pianificare l’addio a giugno: «Felipe non vuol far parte della squadra a queste condizioni», il responso alla società della sorella-manager Juliana, dopo due giorni di riunioni e riflessioni. Ieri pomeriggio così il brasiliano nemmeno s’allenava. Lui è ancora furioso per l’umiliazione subita da Inzaghi davanti a tutti i compagni nel post-gara col Genoa, dice di aver ricevuto parole pesanti da Simone, la società minimizza il copione: «E’ stato un confronto civile – giura Diaconale, responsabile della comunicazione – dopo una partita sfortunata. Non sono stati utilizzati termini drammatici o irreparabili». Eppure Felipe pretende da Inzaghi delle scuse, da Lotito lumi sulle prossime mosse.
TATTICA
Alta tensione a Formello dopo il match point Champions fallito sul più bello. Nessuna pace o chiarimento con Inzaghi. E’ vero, Felipe deve tirar fuori gli attributi, ma così si sente ancora più incompreso ed è deleterio: «Te la prendi sempre con me», la risposta lunedì sera a Inzaghi, che lo “minacciava” di non farlo giocare più. E lui ancora: «Tanto non ce la faccio a entrare in partita fuori ruolo e a 20’ dalla fine». L’unica soluzione sarebbe quella di far rivedere a Inzaghi il suo consolidato mantra tattico: abbandonare il 3-5-2 con Luis Alberto e passare o alternarlo col 4-3-3 per far esprimere al meglio il brasiliano e Nani.
LA MINA IN MANO
Ma la Lazio e Inzaghi adesso, per non far esplodere una “mina”, non possono far crollare l’intero spogliatoio. La squadra non può lasciarsi travolgere, al terzo posto, da un caso interno. Però pure Inzaghi dovrà rileggere la sua colpa: «Se non riesci a vincere una gara, almeno non devi perderla». Un x-factor che la Lazio dovrà acquisire nelle difficoltà, ma che cozza con la scelta tecnica finale del monday night di schierare tutta l’artiglieria pesante. Simone per primo ha squilibrato la squadra, come se giustamente far bottino pieno col Genoa fosse obbligatorio. Dunque l’indolente Felipe non può essere per tutti l’unico capro espiatorio.
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