L'anno che se ne va dimostra che anche in Italia si può giocare bene

L'anno che se ne va dimostra che anche in Italia si può giocare bene
di Massimo Caputi
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Lunedì 22 Dicembre 2014, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 14:50
Stasera, con la sfida di Supercoppa tra Juventus e Napoli, si chiude l'anno 2014 e si ripartirà il 5 gennaio con l'anticipo Lazio-Sampdoria. Per la Serie A ci sarà un periodo di vacanze e lavoro nel tentativo di ricaricare le batterie, e presentarsi pronti alla volata che porterà dritti al 31 maggio. C'è più di metà campionato ancora da giocare e un calciomercato di gennaio per aggiustare, o almeno provarci, ciò che non va. Il libro del campionato insomma è aperto e ancora tutto da scrivere. Sappiamo chi lotterà per lo scudetto, non chi lo vincerà. Per il terzo posto, così come per i posti di Europa League, la concorrenza è numerosa, agguerrita e senza una favorita concreta.



Troppo spesso concentrati sul confronto a tutto campo tra Juventus e Roma, sui limiti del Napoli e i tentativi di risalita di Milan e Inter, si dedica poco tempo a osservare con attenzione cosa accade intorno al mondo delle grandi protagoniste, o presunte tali. La rinascita o la stato di salute del calcio italiano passa e si misura, invece, proprio da lì, dalla provincia. Siamo ancora molto ”convalescenti” però, come già evidenziato settimane fa, ci sono segnali confortanti.



Senza le cosiddette big in campo ieri pomeriggio chi ha avuto il piacere di vedere Sampdoria-Udinese e Fiorentina-Empoli in particolare, ma anche Torino-Genoa e Atalanta-Palermo, avrà notato che pure in Italia si possono giocare gare intense, emozionanti e a viso aperto per 90 minuti. A queste squadre e ai propri allenatori va chiesto d'insistere e di provarci sempre, in tutte le partite. Chissà che non sia l'inizio di un positivo cambiamento ”culturale”. Corsa, ritmo, e atteggiamento offensivo in stile europeo, di questo abbiamo bisogno, così come di giovani italiani e, perchè no, anche stranieri in campo. I Rugani, Sturaro e Verdi o i Dybala, Vazquez e Obiang. Non sono state solo le potenzialità economiche ridotte ad averci fatto scalare indietro, ricordiamolo per il 2015.