Sport e Salute, Sabelli lascia: ​«Mancano i presupposti per proseguire»

Sport e Salute, Sabelli lascia: «Mancano i presupposti per proseguire»
di Gianluca Cordella
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Sabato 21 Dicembre 2019, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 07:55

Il terremoto è arrivato. Come previsto. Passano nemmeno 24 ore dalla notizia del cambiamento della governance di Sport e Salute, previsto dal decreto Milleproroghe oggi all’esame del Consiglio dei ministri, che il presidente e amministratore delegato Rocco Sabelli decide di andarsene, sbattendo la porta. «Non ci sono i presupposti per proseguire», scrive amareggiato nella lettera di dimissioni con effetto immediato inviata al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e, per conoscenza, a quello dello Sport Vincenzo Spadafora. Con il quale, ammette l’ex ad di Alitalia e Piaggio, non è mai nata alcuna sintonia.

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«Le significative modifiche» alla governance «proposte con l’art. 29 dello schema di decreto legge recante “Disposizioni organizzative urgenti e proroghe di termini previsti da disposizioni legislative in scadenza” – si legge nella lettera inviata a Gualtieri - prefigurano il venire meno di uno dei presupposti fondamentali che mi avevano indotto a offrire al governo la mia disponibilità a guidare la società, chiamata dalla legge 145/2018 a implementare la Riforma dello sport italiano, cui la stessa legge ambisce». Il riferimento è – nelle parole di Sabelli – alla «visione diversa della Riforma da quella originariamente prospettata» e alla convinzione che le modifiche alla governance proposte «siano scaturite anche da una sintonia con l’attuale ministro Spadafora mai nata e, credo, difficilmente possibile in futuro per evidenti e sperimentate diversità di cultura, linguaggio e metodi». Dura la stoccata finale al ministro che lascia scivolare la polemica. «Ringrazio Sabelli - scrive in una nota Spadafora - Andremo avanti con equilibrio, condivisione ed efficacia, per portare a termine gli impegni finora assunti e proseguire nel lavoro di attuazione della riforma dello sport».

Sabelli, come prevedibile, non ha gradito l’idea del governo di separare le cariche di presidente e ad, attribuendo a quest’ultimo le deleghe di gestione. Né è piaciuto l’allargamento del Cda di Sport e Salute da tre a cinque membri con la nomina del presidente assegnata al ministero dell’Economia, quella dell’ad e di un altro componente al dicastero dello Sport, con i due restanti consiglieri scelti, uno a testa, dal ministero della Salute e dell’Istruzione. Quel che è certo è che il dietrofront di Sabelli non ha spiazzato praticamente nessuno. Da Chimenti (golf) a Barelli (nuoto), da Scarso (scherma) ad Abbagnale (canottaggio), è tutto un coro di «era scritto». Con Binaghi (tennis) che parla di una «brutta giornata per lo sport italiano» . 
 

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