Nuoto, la tragedia di Brema cinquant'anni dopo: «Quel giorno sono morti i nostri sogni»

Nuoto, la tragedia di Brema cinquant'anni dopo: «Quel giorno sono morti i nostri sogni»
di Carlo Santi
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Giovedì 28 Gennaio 2016, 22:14 - Ultimo aggiornamento: 22:15
Una cerimonia per onorare la memoria di un gruppo straordinario che sognava di diventare grandi campioni, sette giovani campioni del nuoto, l'allenatore che li accompagnava e il telecronista della Rai che li seguiva. Chi ama lo sport, quando viene pronunciato il nome di Brema, non pensa alla geografia: con la mente corre indietro nel tempo e affiora un velo di tristezza. Sono passati già cinquant’anni da quel 28 gennaio del 1966 quando un aereo della Lufhtansa partito da Francoforte è precipitato durante l’atterraggio. Erano le 18.51: nessun superstite, 46 morti e tra loro una parte della nazionale azzurra di nuoto, sette nuotatori di grande avvenire, Bruno Bianchi, Amedeo Chimisso, Sergio De Gregorio, Dino Rora, Luciana Massenzi, Carmen Longo i loro nomi, l'allenatore era Paolo Costoli e Nico Sapio il telecronista della Rai che era la voce di questo sport.

Il Salone d’Onore del Coni li ha ricordati in un pomeriggio che ha visto mille volti del nuoto, campioni di ieri che non hanno dimenticato quella tragedia. Giovanni Malagò, il capo dello sport azzurro che ha accolto il desiderio di Daniela Beneck e di Paola Saini di organizzare questa celebrazione, ha definito il Salone d’Onore «la casa dello sport» e ha osservato che «rispettare il passato e far ricordare è il nostro dovere verso le nuove generazioni».
Erano in tanti, questo pomeriggio, nella cerimonia - perché il ricordo di quel giorno che ha rubato una generazione è una cerimonia - che li ha onorati. Daniela Beneck, che doveva essere su quel volo ma rinunciò poco prima perché «la piscina non mi piaceva e poi pochi giorni prima si era sposata mia sorella Anna. Qual giorno sono morti anche i nostri sogni», e Paola Saini hanno organizzato questo ricordo che ha visto tanti volti del nuoto.
C’erano i campioni di ieri, da Pangaro a Guarducci, da Novella Calligaris a Rosolino, poi Dibiasi e Salvatore Gionta, Alessio Boggiatto e Bubi Dennerlein ma anche Tito Morale, il campione dei 400 ostacoli marito di Anna Beneck che non c’è più.

Sette campioni poco più che ventenni, dal triestino Bruno Bianchi che era il capitano della nazionale, al romano Sergio De Gregorio, dalla bolognese Carmen Longo, alla romana Luciana Massenzi ma anche il torinese Dino Rora, uno dei quattro nuotatori italiani ad aver detenuto fino ad allora un record europeo, lui nei 100 dorso.
Com’è strana la vita: andavano a Brema per gareggiare ma quella trasferta sembrava sul punto di essere annullata. Quella mattina di cinquant’anni fa l’aeroporto di Linate era chiuso per nebbia. Stavano andando via, i nuotatori, quando si è prospettata una soluzione: un po’ di visibilità ha permesso al volo della Swissair per Zurigo di decollare. I giovani hanno cambiato programma: andiamo a Zurigo, da lì prendiamo un volo per Francoforte e poi un altro per Brema. A Francoforte un altro ritardo, 12 maledetti minuti, ha fatto perdere alla comitiva la coincidenza per Brema. Cosa fare? Prendiamo il prossimo aereo. Quel volo si è schiantato durante l'atterraggio sulla pista di Brema a causa di un violento nubifragio. Il giorno dopo a Brema si è gareggiato ugualmente: sui blocchi dove sarebbero stati gli azzurri un mazzo di fiori.

Emozionato nel Salone d’Onore del Coni Dennerlein. Bubi si è salvato perché, in lite con la Federazione, non è partito per Brema lasciando il posto a Costoli. Non erano su quel dannato volo neppure Laura Schiessari, ranista della Fiat Torino rimasta a casa e oggi emozionata nel ricordo dei suoi amici. Non c'era neppure Pietro Boscaini ed Elisabetta Noventa. Tutti a ricordare particolari nel profondo della memoria che nessuno potrà mai cancellare. Ma da quel giorno per loro la vita non è stata più la stessa.

Francesco Zarzana nel suo libro “L’ultima bracciata” ha narrato quelle vite rubate e nel suo film, che vedremo dal 20 febbraio, ci mostra le immagini di quei giorni; Gianfranco Natoli nel suo volume “I ragazzi di Brema” ha raccontato quelle vite mentre “Azzurro” scritto da Daniela Beneck e Paola Saini, è un altro bel romanzo.

A Brema, nella chiesa di San Martino, il presidente della Federnuoto Paolo Barelli, la vice ed ex grande nuotatrice Manuela Dalla Valle, hanno presenziato a una cerimonia per ricordare quella tragedia. L’aeroporto di Brema si è fermato per tre minuti, una stele commemorativa è posta in Nordelander Strasse, a 6 chilometri dall’aeroporto dove la funzione officiata da Don Pierluigi Vigonla e dal Pastore Robert Vetter ha ricordato uno ad uno i nomi dei periti nell’incidente.

«Cinquant’anni fa abbiamo perso la meglio gioventù del nuoto italiano. Gli Angeli di Brema sono volati via troppo presto, troppo in fretta. Tutti scomparsi in una delle tragedie più crudeli della storia dello sport italiano - ricorda il presidente Paolo Barelli - L’Italia del nuoto si stava formando attorno ad atleti eccezionali che avrebbero partecipato alle Olimpiadi di Città del Messico. Quella sciagura provocò un vuoto umano e sportivo difficile da colmare e che commuove e addolora a cinquanta anni di distanza. Ringrazio il Consolato italiano Onorario di Brema e il Console Flavio Rodilosso: attraverso la loro sensibilità e questa cerimonia ci aiutano a ricordare meravigliosi atleti le cui bracciate sono state interrotte prematuramente».
 
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