Morta Irene Camber: la "Signora del fioretto azzurro" aveva 98 anni

Prima donna olimpionica azzurra della scherma

Irene Camber
di Piero Mei
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Venerdì 23 Febbraio 2024, 18:08

La “Signora della scherma” se n’è andata, a 98 anni, nella sua Trieste. Era così che era conosciuta Irene Camber, la prima donna olimpionica in azzurro in questo sport: una apripista, e questa pista fu (ed è) d’oro. Tutte le supervincenti all’arma bianca vennero dopo di lei che nel 1952, i Giochi di Helsinki nei quali c’erano pure le sovietiche, conquistò l’oro al termine di un torneo sfiancante che durò dalla mattina alle 8 a dopo mezzanotte, il Sanremo di Amadeus un “breve incontro” al confronto. In casa la mamma voleva indirizzarla alla ginnastica, ma il fratello Riccardo tirava (malvolentieri) di spada e Irene gli toglieva l’arma e si metteva in guardia lei, e assaltava.

Era adolescente quando scoppiò la guerra: il papà, il poeta soldato che l’aveva incoraggiata, morì presto per vederla gloriosa, lui che lo era stato in battaglia nel 15-18, disertando dall’esercito austriaco e combattendo da italiano. La Seconda Guerra gli costò la vita in Albania, ma aveva avuto modo di insegnare a Irene che “sei tu che devi risolvere il tuo problema”. La Camber in quegli anni si laureò in chimica industriale, poi riprese il fioretto.

Il problema, a Helsinki, si chiamava Ilona Elek, ungherese biolimpionica, vent’anni più di Irene. Era l’avversaria di mezzanotte. La Camber tra un match e l’altro si era rincuorata passeggiando fra le betulle, aveva chiesto una bistecca ma le dettero un uovo sodo “perché le bistecche erano contate e per i pugili”. A Londra ’48, oro alla Elek, Irene aveva conquistato il bronzo, ma solo perché tra i giurati c’era una avversaria che la triestina aveva sconfitto e si vendicò dandogli qualche stoccata contro. Non reclamò, non era il suo genere. A Helsinki temeva il cappotto. E invece l’azzurra e la magiara andarono avanti una stoccata ciascuna. 4 a 4. La quinta decide: Irene cerca il colpo, Ilona para; lo rifà, tutto alla stessa maniera. Al terzo tentativo la Camber mutò assalto e l’ungherese meccanica rimase spiazzata e infilzata. Irene era la seconda azzurra d’oro nella storia olimpica, la prima Ondina Valla nel ’38. L’anno dopo vinse il mondiale, a Roma ’60 il bronzo. Mancano i Giochi del ’56: stava diventando mamma.

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