Insomma, se ancora ci fossero stati dei dubbi, ora si è capito che Canelo è un fuoriclasse del ring, attività che porta avanti a livello professionistico da quando aveva soltanto 15 anni: la boxe lo ha fatto crescere in fretta, il resto è stato frutto di un talento naturale affinato da tanto allenamento. Anche adesso che è diventato ricco (solo il match di ieri gli ha fruttato 35 milioni di dollari, mentre 12 è stata la borsa di Kovalev) affronta le sedute in palestra con la stessa grinta e determinazione di quando era un ragazzino. In più è diventato bravo anche a livello di tattica. Ecco, ad esempio, come ha spiegato il successo sul russo che fino a quel momento aveva condotto per larghi tratti l'incontro grazie all'uso sapiente del jab sinistro.
«Ciò che mi ha fatto vincere è stato il piano tattico che avevo preparato con il mio team - ha spiegato Alvarez -. Quello che mi avevano inculcato i miei secondi era di avere pazienza, tanta pazienza. Sapevamo che sarebbero stati cinque o sei round iniziali difficili e mi sono imposto la calma, anche se non è stato facile perché avevo di fronte un grande combattente. Sono nuovo in questo peso, nuovo in questa categoria, e mi prendo il merito di essere rimasto rimasto fedele a ciò che avevamo preparato per questo match. Adesso però chiedo a voi di essere pazienti - ha aggiunto, rivolgendosi ai suoi estimatori -: questo è solo un passo nella mia carriera, perché Canelo farà la storia».
Così, dopo non aver ceduto alla tentazione di cercare sempre la corta distanza, tenendo la guardia alta e lavorando con i montanti al corpo il messicano ha trovato lo spiraglio giusto all'11^ ripresa. Prima ha colpito Kovalev con un destro alla tempia che ha scosso il russo, poi ha piazzato il micidiale uno-due sinistro destro al volto che ha spedito il campione in carica a terra. È stato, per Canelo, il degno finale di un'impresa che lo porterà dritto, tre anni dopo che smetterà, nella Hall of Fame del pugilato: a questo punto, un posto gli spetta di diritto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA