Il protagonista, Antonio Barracano (il giovane Francesco Di Leva), è “il sindaco” della Sanità. Un “uomo d’onore” che distingue tra “gente per bene e gente carogna”. In una sorta di ribaltamento del sistema legalitario, Don Antonio si avvale da anni dell’aiuto di Fabio Della Ragione (Giovanni Ludeno), un medico che con bisturi e cerotti “camuffa” sparatorie e regolamenti di conti che avvengono nel quartiere. Chi “tiene santi” va in Paradiso e chi non ne tiene va da Don Antonio.
Un allestimento che associa diverse realtà produttive: lo Stabile di Torino, la compagnia Elledieffe, che porta il nome di Luca De Filippo, oggi diretta da Carolina Rosi, e il Nest (Napoli Est Teatro) di San Giovanni a Teduccio, con i suoi giovani attori che vivono ogni giorno, in una periferia insanguinata, una vera e propria guerra contro boss della criminalità neanche trentenni. Si “accorcia”, quindi, l’età dei protagonisti. Il ruolo del “sindaco” che amministra le vicende del rione è affidato a Francesco Di Leva, tra i fondatori della sala recuperata da una palestra abbandonata, un ragazzo, per età e gestualità, ben diverso dal Don Antonio che tutti ricordano.
«L’occasione che mi ha convinto ad affrontare Eduardo in scena è stato proprio l’incontro con il gruppo di Nest che agisce in una condizione particolare», spiega Martone, «e Luca De Filippo fu molto lungimirante a concedere i diritti di questo capolavoro proprio a questa regia». Un gesto politico, un allestimento di energia pura per un’idea narrativa importante: «Il protagonista originale era crepuscolare, gli attori che vanno in scena da stasera hanno un altro ritmo», aggiunge, «il testo è “suonato” diversamente. È integrale. Ma le parole vengono pronunciate con toni inediti».
In un Rione Sanità contemporaneo, proiettato in una realtà drammaticamente viva». E Don Antonio «è un boss, a capo di un sistema di violenza e sopraffazione». Eduardo abbandona il mondo piccolo borghese delle sue commedie e scende in strada: «Gli si accende il sangue. E diventa feroce». «Il mio Eduardo - conclude Martone - è rivissuto, forte, contemporaneo».
Le scene sono di Carmine Guarino, i costumi di Giovanna Napolitano, le luci di Cesare Accetta, le musiche originali di Ralph P, il regista collaboratore è Giuseppe Miale Di Mauro. Al Teatro Argentina di Roma, fino al 29 aprile.
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