Al Gemelli pazienti in delirio per Patch Adams, star della Clownterapia

Massimo Caldarelli, Riccardo Roccardi, Patch Adams e l'interprete
di Valeria Arnaldi
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Giovedì 5 Giugno 2014, 11:28 - Ultimo aggiornamento: 7 Giugno, 00:24

Camicia rosa con inserti gialli, cravatta scura, pantaloni verdi con motivi floreali. E ancora, un orecchino a forma di forchetta, occhiali rossi, calzini spaiati fucsia e verde acido, scarpe da clown.

Senza dimenticare i capelli tinti di blu su metà della testa, raccolti in una lunga coda dalle sfumature azzurre. L’abito non fa il monaco, ma aiuta il clown. Lo dimostra la “divisa” scelta ieri per la sua prima visita a Roma, più precisamente al Policlinico Gemelli, dal dottor Hunter Doherty “Patch” Adams, l’inventore della Clownterapia, che ha conquistato il grande schermo nell’omonimo film interpretato da Robin Williams. Chiamato a parlare di umorismo e terapia su iniziativa dell’associazione “Ali di Scorta” presieduta da Silvia Riccardi, Adams è stato accolto come una star da studenti, medici e pazienti in un’aula affollatissima e colorata da abiti dalle tinte accese, occhiali finti e nasi rossi di plastica o improvvisati con tocchi di rossetto. E come uno show si è svolta la conferenza, moderata da una voce d’eccezione.

A introdurre Adams è stato Stefano De Sando, doppiatore, tra gli altri, di Robert De Niro.

Tra risate e applausi, commozione e siparietti, in attesa di andare a visitare i piccoli pazienti dei reparti di Oncologia pediatrica e Neurochirurgia infantile diretti rispettivamente dai professori Riccardo Riccardi eMassimo Caldarelli, Adams ha parlato della sua vita, dato consigli e raccontato “trucchi” del mestiere. «Non ho mai detto che l’umorismo sia la miglior medicina – ha dichiarato – lo dicono gli altri parlando di me. Credo che la miglior medicina sia l’amicizia e che risate e umorismo siano ottimi strumenti per lubrificarla». Così, ha conquistato la sala da “amico”, creando intimità con confidenze, anche difficili – «A sedici anni ho tentato il suicidio tre volte» – e nella condivisione di un obiettivo, «la rivoluzione, fatta di amore, gioia, divertimento». Per arrivare alla serietà del sorriso portato ai malati più gravi nelle “missioni clown” nel mondo. Il resto è stato dimostrazione dell’arte del gioco, in vere gag, dai «cinque stadi dei pantaloni», portati sempre più su a scoprire le gambe, agli scherzi in strada. Tutto con la passione – e la regola – di «essere clown ogni giorno». «Siate contagiosi - ha detto al pubblico – ogni istante del vostro essere clown può fare la differenza». Sotto i riflettori con lui, Silvia Riccardi, che gli ha donato una targa, Riccardo Riccardi e Massimo Caldarelli uniti in un maxi-slip contro il grigiore di una malintesa professionalità. Ha ricordato, agli inizia della sua esperienza, l’abbraccio record di dodici ore. Accompagnato in corteo per i corridoi, Adams ha chiesto poi di essere lasciato solo con ludoterapisti e medici per la visita ai bambini.

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