Un'ampia superficie al posto del labirinto di muri scoperchiati al sole, un'arena candida per ospitare, come un tempo, gare e spettacoli o anche solo per passeggiare nello spazio immenso dell'anfiteatro, calpestato dai gladiatori duemila anni fa, e spingersi poi nei sotterranei bui, destinati alle belve, ai feriti, agli addetti alle attività sceniche.
È la suggestione che ha sedotto il ministro Franceschini, che oggi lancia su Twitter la proposta di restituire al Colosseo l'aspetto che aveva fino a poco più di un secolo fa.
Un'idea, ispirata a uno scritto dell'archeologo Daniele Manacorda, che divide già gli esperti.
Ripristinarla - è il ragionamento del ministro di Beni culturali e Turismo - potrebbe arricchire la visita del monumento più gettonato al mondo (5 milioni di presenze all'anno), creando percorsi guidati anche nei sotterranei, oggi un labirinto quasi inaccessibile, e aprendo a modalità nuove di fruizione: passeggiate notturne, proiezioni e magari anche eventi, sempre di alto profilo culturale. Il modello è il progetto di Piero Angela e Paco Lanciano che ha ridato luce e vita al Foro di Augusto, attirando migliaia di turisti e romani entusiasti di riappropriarsi della loro storia millenaria. Per diventare realtà, il sogno di Franceschini andrà affidato a un tavolo tecnico e probabilmente a una commissione di esperti per definirne modalità, soluzioni e costi. Ma è chiaro che al Mibact viene considerato un investimento in termini di valorizzazione, in grado di garantire nuove entrate.
Se alla soprintendenza per i beni archeologici si lavora già agli approfondimenti sulle possibili soluzioni tecniche, le linee guida sono nell'intervento pubblicato da Manacorda a luglio sulla rivista Archeo: «Rifare l'arena quali problemi comporta? Francamente non ne vedo: restituire ai sotterranei la loro 'sotterraneita» significa offrire la possibilità di visitarli addentrandosi in un labirinto, questa volta però sensato«, sottolinea l'archeologo, permettendo all'anfiteatro di tornare un luogo aperto a »ogni possibile evento della vita contemporanea«, magari gare di lotta greco-romana, o una recita di poesie, o un volo di aquiloni.
Basta, dunque, con le suggestioni di un'archeologia »necrofila« che fa l'autopsia ai monumenti, ma poi non ne ricompone i corpi. L'idea convince appieno Gaetano Volpe, presidente del Consiglio superiore dei beni culturali (»Basta con i feticismi, spieghiamo ai visitatori cosa è stato il Colosseo e quali funzioni ha svolto«) e incassa il sostegno anche dell'ex soprintendente Adriano La Regina, definito il 'signor nò durante la gestione Rutelli per la sua intransigenza: »In fondo il Colosseo nasce proprio come un'arena«, sottolinea, invitando però a considerare i problemi di spesa e di manutenzione.
È una sonora bocciatura, invece, quella di Tomaso Montanari, che parla di idea »povera culturalmente, banale e banalizzante«: »Con tutto quello che c'è da fare, con tutto l'enorme patrimonio d'arte in pericolo, con le tante, tantissime cose sconosciute dei nostri tesori - si chiede provocatoriamente lo storico dell'arte - è giusto che il ministro si concentri sul Colosseo e sul suo uso spettacolare?«.
Amaro anche il commento di Salvatore Settis: in un »momento drammatico per la tutela del patrimonio«, con lo Sblocca-Italia che »contiene norme devastanti«, restituire l'arena del Colosseo non è »una priorità ragionevole«. Per l'ex direttore della Normale, »senza nuovi investimenti il destino dei nostri beni culturali è segnato: ogni placebo (come questo progetto) durerà lo spazio di un mattino«. Il dibattito è aperto: nei prossimi mesi sapremo se il Colosseo, già anfiteatro, rudere, fortezza, cava di pietre, soggetto di mille vedute artistiche, non-luogo del turismo di massa, si aprirà a nuova vita.