Tananai: «Prima di Sanremo pensavo fosse finita»

«Quando mi sono presentato al Festival con “Sesso occasionale” avevo già ricevuto tanti no. E non amo i talent»

Tananai: «Prima di Sanremo pensavo fosse finita»
di Mattia Marzi
4 Minuti di Lettura
Venerdì 25 Novembre 2022, 07:39 - Ultimo aggiornamento: 08:06

Tananai, non fidatevi del personaggio che interpreta, tutto capelli spettinati, aria stropicciata e occhiaie: sotto quella maschera si nasconde un visionario del marketing. Che dopo aver trasformato il flop dell'ultimo posto in classifica al Festival di Sanremo con Sesso occasionale dopo essere stata già bocciata dalla sala stampa e dalla giuria demoscopica, al televoto la sera della finale ha preso appena lo 0,48 per cento delle preferenze in un clamoroso successo da doppio Disco di platino, ora fa uscire un album con un titolo che evoca temi politici di particolare attualità, ampiamente discussi sui social e non solo. Rave, eclissi: è così che Tananai, vero nome Alberto Cotta Ramusino, il 27enne cantautore milanese che dopo l'exploit sanremese quest'estate ha dominato le classifiche con Fedez e Mara Sattei e la hit La dolce vita (che di Dischi di platino ne ha vinti addirittura tre), ha scelto di intitolare il suo disco d'esordio. Arriva nei negozi e sulle piattaforme oggi, anticipato dai singoli Pasta e Abissale: dentro, oltre a Sesso occasionale, c'è anche Baby Goddamn, uscita un anno e mezzo fa ed esplosa a scoppio ritardato dopo il Festival, arrivando al terzo platino.

Video


Qualche società l'ha già chiamata come consulente?
«Macché.

Avevamo scelto il titolo della canzone e dell'album molto prima del rave di Modena e del dibattito politico e sociale sul tema. È una coincidenza strana».


Niente di studiato? Davvero?
«No, giuro: ho le prove, le copertine realizzate dai grafici, gli scambi con i discografici. Avevamo programmato l'annuncio due giorni prima dell'uscita delle prime notizie sul rave di Modena. E poi la prima bozza piano e voce del brano è nata un paio di anni fa: l'ho tenuta nel cassetto in attesa del momento giusto per essere sviluppata, già con la consapevolezza che sarebbe stata la canzone che avrebbe dato il nome a un futuro album».


Parla di stati d'animo differenti e gioca anche sulla copertina con la dualità: allude a una forma di bipolarismo?
«In realtà no. Il bipolarismo è una cosa seria e io non me la sento di toccare un argomento così delicato. Mi limito a parlare degli alti e bassi della vita».


È vero che dopo l'ultimo posto a Sanremo aveva pensato di mollare?
«Avrei continuato a scrivere canzoni da cameretta solo per sfogarmi. Ma in qualche modo dovevo guadagnarmi da vivere: Se non piaccio, mi ritrovo un lavoro come prima».


Cosa faceva?
«Il cameriere. Dividevo un appartamento con altri quattro ragazzi in zona Lambrate, a Milano».


Ha raccontato di aver ricevuto cento porte sbattute in faccia, prima di Sesso occasionale: dev'essere uno molto sicuro di sé, per aver continuato a proporsi nonostante tutto.
«È successo quando facevo musica elettronica. Mandavo mail su mail alle etichette indipendenti, allegando le demo».


Mai provato con i talent?
«No. Non mi piaceva il fatto che ci fossero dei giudici a guidare l'identità artistica di un emergente».


E poi cos'è successo?
«Mi sono giocato il tutto per tutto. Se fosse andata male, avrei smesso di provarci. Rifiuto dopo rifiuto sono riuscito a trovare il mio linguaggio».


Cosa contraddistingue Tananai?
«Le mie canzoni sono dirette, semplici. Ma non sono volgari. La volgarità è una caratteristica che non mi piace della musica di oggi. Scrivendo questo disco ho scoperto di essere un romanticone e ho provato dei sensi di colpa per essermi comportato da scemo in passate relazioni».


In Serie A la leggerezza di una storia estiva si fonde con l'entusiasmo per la fine del campionato. Se Tananai fosse una squadra, quale sarebbe?
«L'Inter. Una squadra abituata a soffrire, ma che ogni tanto trionfa anche. Mouriunho è il mio mito: sono stato adolescente negli anni dei triplete. Oggi simpatizzo per la Roma».


Nel disco c'è un po' della Capitale: cosa la lega ad Ariete, sette anni più piccola di lei, con la quale duetta in Campo minato?
«Il fatto che in realtà non sono così maturo come dovrei essere (ride). La sua scrittura è pura, diretta, come la mia: è l'unico ospite che ho voluto nel disco».


Il tour partirà a maggio: la rivedremo a Sanremo, a febbraio?
«Mi sono tatuato il numero 25 (si è classificato venticinquesimo, quest'anno) su una gamba e ho lasciato l'altra libera. Chissà».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA