Un tour all’insegna del dialogo e della solidarietà: funziona?
«Ci sono ragazzi russi che suonano con musicisti ucraini. Israeliani e palestinesi. Direi che funziona».
La sua orchestra è un progetto professionale o umanitario?
«Il dialogo parte dal lavoro. Non da idee politiche. Hanno tutti lo stesso spartito».
Lei che cosa chiede?
«Non ho mai detto: siate amici. Ma: suonate insieme».
Arrivano dalla Corea, dal Giappone, dall’Italia: come li seleziona?
«Insegno alla Guildhall di Londra. Ma anche con Youtube».
Poi trovano lavoro?
«Molti ragazzi che sono stati nell’orchestra ora lavorano in giro. E sono loro a mandarmi nuove leve».
Sette concerti in sette giorni.
«Tutti concentrati sotto le feste perché molti ragazzi studiano ancora».
È previsto un compenso?
«Per tutti. E ci sono musicisti di 15 anni».
Come avete scelto le tappe?
«Abbiamo aggiunto Genova, dopo la tragedia: certi dolori, in tanti, si sopportano meglio».
E il programma?
«L’Ave Verum di Mozart, ma anche Strauss: amore e speranza».
Lei si occupa anche di insegnamento ai bambini.
«Ho cominciato a insegnare in Conservatorio a 22 anni.
Allora senza molta dedizione. Che ho recuperato ora a 64 anni».
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