Leggenda vuole che all’apice della sua carriera, Mina abbia rinunciato a un tour negli Stati Uniti con Frank Sinatra. Era il 1973. L’allora 58enne “The voice”, ormai stanco dei palchi, era in cerca di un erede musicale al quale passare il testimone. Impressionato dalle voci, che avevano cominciato già a circolare tra gli addetti ai lavori, anche oltreoceano, sul talento straordinario di quell’interprete italiana diventata presto una diva nel paese di cui erano originari i suoi genitori, Sinatra si decise ad alzare il telefono e a telefonare in Italia a Mina. Facendole un’offerta faraonica – con tanto di assegno in bianco e casa a Manhattan – e dandole la possibilità di diventare la popstar più famosa al mondo. Ma Mina rifiutò. Il motivo? La paura di volare.
Auguri Mina, oggi la tigre di Cremona compie 82 anni
LA PIATTAFORMA
Cinquant’anni dopo quel rifiuto, la Tigre di Cremona si prepara ad attraversare l’oceano senza aver bisogno di prendere un aereo (figurarsi se a 82 anni, quarantaquattro dei quali passati lontana dalle scene, la signora Mazzini è disposta a lasciare il suo buen retiro di Lugano).
LA NOVITÀ
Il documentario non è l’unica novità che riguarda Mina. Mentre continuano a rincorrersi rumors secondo i quali Amadeus starebbe cercando di riportarla in qualche modo al Festival di Sanremo – nel 2009 Paolo Bonolis riuscì ad avere da Lugano un video in cui la Tigre di Cremona interpretava il Nessun dorma dalla Turdandot di Puccini, nel 2018 Tim realizzò una versione digitale della cantante sul palco dell’Ariston – la voce di Se telefonando si prepara a pubblicare un nuovo album di inediti, a cinque anni dall’ultimo: «Uscirà a gennaio», si limita a dire Pani.
LA KERMESSE
Parlando del Festival ribadisce, come aveva già fatto sulle pagine de Il Messaggero nel 2019, la disponibilità di Mina a ricoprire un ruolo di prestigio all’interno della kermesse: «Ospite? No, semmai direttore artistico. La verità, però, è che la Rai parla, ma ufficialmente non fa nessun passo. Aspettiamo una telefonata dal 2019: non è mai arrivata. Forse una come lei, da sempre indipendente e libera, turberebbe i delicati equilibri di potere che ci sono dietro il Festival». In queste settimane Mina, che ha finanziato il progetto attraverso la Pdu (la sua etichetta e casa di produzione, riacquisita nel 2015 dopo la cessione della titolarità a Rti Music), sta seguendo in prima persona le fasi delle lavorazioni del documentario: «È entusiasta – dice Pani – siamo quasi pronti. Abbiamo visionato tutto il girato e scelto le immagini più emozionanti e interessanti: il progetto è affascinante e istruttivo». Chissà che nel frattempo il telefono non squilli.