Un album che è una vera chicca per chi ama uno dei compositori più influenti del ventesimo secolo: Philip Glass, tra i capifila del minimalismo musicale. Uscirà venerdì 7 luglio ‘Dodecagon’, il nuovo disco del pianista Arturo Stàlteri che contiene 12 brani dell’artista statunitense rivisitati e approvati dallo stesso Glass, tanto è vero che l’opera verrà pubblicato dalla sua stessa etichetta discografica: ‘Orange Mountain Music’.
La nascita dell'album "Dodecagon - Arturo Stàlteri plays Philip Glass"
Già, perché questo ‘Dodecagon – Arturo Stàlteri plays Philip Glass’ è stato fortemente voluto da Richard Guerin (assistente personale di Glass).
Da qui la richiesta da parte di Guerin Salem di rimettere mano a quell’album con l’obiettivo di renderlo disponibile anche digitalmente. Ma Stàlteri è andato oltre e ha deciso, in accordo con lo staff di Glass, di rimettere sì mano ai brani, ma rendendoli musicalmente diversi da ‘Circles’ del 1998, per quello che è in pratica un nuovo lavoro. “Parte dell'essere artisti - continua Guerin Salem - è sentirsi continuamente insoddisfatti: quello che rappresentava un punto di riferimento nella mia vita di ascoltatore, era per Stàlteri, invece, qualcosa che avrebbe sempre voluto reincidere. A distanza di poco tempo dalla nostra prima conversazione, abbiamo modo ora di ascoltare il risultato di ciò che è spesso impercettibile nel campo della creazione artistica: l'evoluzione in tempo reale e l'impegno per un'idea. Dai selvaggi 90 secondi della manipolazione in studio di una “breve versione rovesciata” di ‘Opening’, alla ‘North Star’ eseguita su molteplici pianoforti. ‘Dodecagon’ è essenzialmente il riesame di un viaggio intrapreso tanti, tanti anni fa. Il titolo stesso si riferisce a una figura con dodici lati, come il numero delle tracce contenute nel disco”.
Le 12 tracce
Entrando nello specifico delle 12 tracce, è lo stesso Stàlteri a presentare l’album: “La traccia di apertura, ‘Opening’, era in origine all’interno del disco ‘Glassworks’: la mia versione è molto breve, e imperniata su due pianoforti, uno dei quali opportunamente “rovesciato”. Seguono due dalle cinque ‘Metamorphosis’, in origine su ‘Solo piano’ e ispirate a Kafka. In questo caso mi sono limitato a interpretare, rispettando completamente la partitura originale. La sezione dedicata a ‘North Star’ è un mio arrangiamento per più pianoforti di una serie di brani che Glass compose per il film ‘Mark Di Suvero’. Le composizioni originali prevedevano un organico per voci, organi elettronici e sintetizzatori. In questa mia rilettura sono arrivato a sovraincidere fino a 8 pianoforti, alcuni trattati nelle maniere più disparate. Lo ‘Studio numero 8’ e ‘Mad Rush’ (questa ultima composizione scritta in origine per organo da chiesa per il Dalai Lama, e trascritta in seguito per pianoforte dallo stesso Philip Glass) sono stati eseguiti nel rispetto assoluto della partitura. ‘Aria da Satyagraha’, per due pianoforti, è un arrangiamento dall'originale per voce e orchestra da parte di Michael Riesman, storico collaboratore del maestro, al quale mi sono fedelmente attenuto. In ‘Closing’, in origine su ‘Glassworks’, ho modificato l'accompagnamento, accelerato molto la velocità d'esecuzione e suonato la melodia in modo decisamente drammatico e aggressivo”.
L’album è già disponibile in versione digitale.
Chi è Arturo Stàltieri
Stàlteri, oggi anche conduttore di trasmissioni musicali per Radio Rai, ha cominciato a farsi conoscere con il gruppo Pierrot Lunaire, uno dei nomi storici del rock progressivo degli anni ‘70. Una carriera ricca di collaborazioni la sua: è stato tra gli altri lo storico tastierista di Rino Gaetano suonando negli album Mio fratello è figlio unico (pianoforte, organo Hammond, clavicembalo, eminent, moog) e Aida (pianoforte, organo hammond): sua l’intramontabile introduzione de Ma il cielo è sempre più blu. Inoltre per Carlo Verdone ha composto musiche per L’amore è eterno finché dura, e ha interpretato pagine di Bach, Schubert e Chopin nel film Grande, Grosso e Verdone.