Ci sono le canzoni di una vita e le canzoni scritte per l'ultimo album, ConVoi, il primo di inediti dopo una lunga pausa creativa. Confessa Claudio: «Mi sono riconosciuto nelle motivazioni dell'addio di Ivano Fossati, soprattutto quando ha detto che non ce la faceva più perché ogni parte della sua vita era finalizzata alla produzione musicale. E io sono vent'anni che penso di smettere. Anzi, non avrei mai pensato di durare tanto, perché ai miei tempi i veterani venivano osteggiati come è capitato a Claudio Villa». E così, aggiunge: «A dire addio ci penso dai tempi di Oltre. Mi sarebbe piaciuto fare come Mina. Sparire, diventare sublime, qualcosa che c'è e non c'è».
Invece, Claudio c'è e si vede e si sente nelle tre ore energiche del suo ConVoi: «Una prova fisica», la definisce. Una maratona che parte a sipario chiuso da Notte di note, note di notte e va avanti per capitoli in un viaggio tenuto insieme da un filo rosso narrativo che non tralascia quasi nulla (ma qualche assenza è inevitabile) nella convinzione che «il successo è un patto che si stabilisce con il pubblico» e che sono finiti i tempi dei ribellismi. Di quando Fossati non cantava La mia banda suona il rock o De Andrè rifiutava di fare La canzone di Marinella e io suonavo Questo piccolo grande amore in altro modo per non farla cantare alla platea. Quello era un modo di fare contro il pubblico. Se hai ribrezzo del pubblico, e ci sono artisti che lo hanno, è meglio smettere. Il tuo pubblico non puoi sceglierlo». Invece Claudio alla sua gente ci tiene e si vede, si sente e lo dice: «Ci sono miei canzoni che mi fanno commuovere fino a piangere». Quali? «Per esempio quando ho scritto Patapàn, dedicata a mio padre, in studio non riuscivo a cantare, singhiozzavo. Ma anche fra le nuove ci sono canzoni che mi tolgono il fiato come In un'altra vita e L'isola del sud». Canta e ci tiene Baglioni e si sente nelle vibrazioni, nella generosità, nell'applicazione e nel perfezionismo con cui le confeziona, accompagnato da una band di tredici musicisti, tutti multistrumentisti passando da vecchi successi come Poster o l'immacabile Mille giorni di te e di me (la canzone preferita), dalla classica Qpga, dalle canzoni nuove che sono cinque o sei. Il pubblico è ai suoi piedi, arriva alla fine della maratona e ha anche la forza di chiedere il bis (e Claudio di farlo). E adesso? Adesso si va avanti, con le altre tappe. Poi sosta estiva e ripresa in autunno. Nel mezzo ci sarà il tempo per scrivere i pezzi del nuovo album. E magari per pensare a nuove avventure: «A Sanremo avevo proposto di darmi uno spazio per ricantare brevemente i pezzi in gara come faceva Lionel Hampton, il mitico vibrafonista nello storico Festival del 1968. Ma non è stato possibile». Chissà che la proposta non venga buona per la prossima edizione.
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