A questo giro sembra essere più malinconico del solito. Come se ogni concerto fosse la prova generale di un addio. Tra i primi a rendersene conto sono stati i fan che lo scorso 28 aprile hanno riempito lo Stadio Olimpico Lluís Companys di Barcellona per il debutto del tour europeo. Si aspettavano il solito rocking class hero del New Jersey di sempre, invece il Boss li ha spiazzati tirando fuori la sua vena nostalgica. Come quando su Last Man Standing ha ricordato, non senza emozionarsi, il primissimo mentore George Theiss (scomparso nel 2018), che lo arruolò nella band dei The Castiles: «Era il 1965. Avevo 15 anni e grazie a lui cominciai a suonare in una band di rock’n’roll. Fu così che iniziò la più grande avventura della mia vita». Cinquantotto anni dopo, nonostante la carta di identità (ha compiuto 73 anni lo scorso settembre), Bruce Springsteen non sembra comunque essere disposto a rinunciare allo status di più grande performer rock di tutti i tempi, con oltre 3.500 concerti alle sue spalle.
L’ASSENZA
È già partito il conto alla rovescia per l’attesissimo ritorno in Italia del Boss, che il 18 maggio a Ferrara - dove si esibirà per la prima volta in carriera - riallaccerà il filo con il pubblico italiano dopo sette anni di assenza.
L’AVVENTURA
Chiusa la sua trionfale avventura a Broadway, che l’ha tenuto impegnato tra il 2017 e il 2018, il Boss è dunque ripartito alla conquista degli stadi e delle arene. Recuperando l’epicità dei suoi show, riti laici caratterizzati da una comunione totale tra platea e palco e che talvolta hanno anche superato le quattro ore di durata (non sbaglia chi dice che il mondo si divide tra chi ha visto il Boss dal vivo e chi no). Quelli di quest’anno si fermano - si fa per dire - a tre ore di musica. Nel corso delle quali il rocker ripercorrerà le sue tante vite artistiche: No Surrender, Dancing in the Dark, Badlands, Glory Days, Wrecking Ball, The Rising, Thunder Road, Born in the USA, Born to Run. La scaletta è un ottovolante che spazia dal rock grezzo degli esordi al soul dell’album di cover dello scorso anno Only the Strong Survive, passando per i dischi dolenti e oscuri, le prove acustiche, le svolte.
LA COPERTINA
Quando nel ’75 lo sbatterono in copertina sul Time per il rock pomposo di Born to Run lui rispose con il disco più essenziale della sua carriera, Darkness on the Edge of Town. Dopo l’inno rock’n’roll Born in the USA si mise a nudo in Tunnel of Love. Con lui sul palco la E Street Band, al suo fianco da cinquant’anni, oggi composta da Roy Bittan (piano e sintetizzatori), Nils Lofgren (chitarra), la moglie Patti Scialfa (chitarra e cori), Garry Tallent (basso), Stevie Van Zandt (chitarra), Max Weinberg (batteria), Soozie Tyrell (violino), Jake Clemons (sassofono) e Charlie Giordano (tastiere): è una famiglia allargata, una delle più entusiasmanti rock band della storia. In Italia il Boss ritroverà le sue radici. I nonni Tony e Adelina Zirilli partirono dalla Costiera Amalfitana per gli States.
LA FIGLIA
Italiano - guarda i casi della vita - è anche il fidanzato della figlia Jessica (argento nell’equitazione a Tokyo 2020), l’ex campione di equitazione salentino Lorenzo De Luca. A Ferrara 200 persone sono al lavoro da settimane all’accoglienza del popolo del Boss, tra mostre a lui dedicate e varie iniziative. Una troupe sta girando materiale per un docu-film e delle telecamere saranno presenti anche al Circo Massimo. Non è dato sapere se ci saranno ospiti a sorpresa come avvenuto ad esempio a Barcellona, quando Springsteen ha chiamato accanto a sé Michelle Obama su Glory Days (l’ex first lady statunitense era tra gli invitati insieme al marito Barack Obama, a Tom Hanks e a Steven Spielberg). Di sicuro ci saranno gruppi e artisti di spalla, che apriranno gli show. A Ferrara e Roma è atteso Sam Fender, considerato il suo erede. A Monza suoneranno i Teskey Brothers e Tash Sultana. Tornando ai Castiles, Springsteen ha aggiunto: «Ora sono l’ultimo superstite di quella band. Sono sui binari e vedo arrivare le luci del treno. Questa sensazione mi dà una chiarezza di pensiero mai avuta prima: capisco l’importanza di vivere ogni momento. Quando hai 15 anni è tutto un “tomorrow”, ora ci sono un sacco di “goodbye”». Eppure è ancora lì. E se è vero che solo i più forti sopravvivono, ci resterà a lungo.