La regina dell'hip hop Baby K: «Porto il rap al cinema»

La regina dell'hip hop Baby K: «Porto il rap al cinema»
di Nicole Cavazzuti
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Giovedì 21 Aprile 2016, 10:38 - Ultimo aggiornamento: 11:12


Con i numeri c'è poco da scherzare, e quelli della rapper romana Baby K fanno impressione.
Solo con la hit Roma-Bangkok tratta dal suo secondo album Kiss Kiss Bang Bang, interpretata insieme a Giusy Ferreri e presentata anche in versione spagnola, ha superato i 100 milioni di visualizzazioni su YouTube e ottenuto 7 dischi di platino. E ora la “femmina alfa” dell'hip-hop, unica rapper italiana famosa in un mondo prettamente maschile, sbarca al cinema nei panni di se stessa in Zeta, un film di Cosimo Alemà nelle sale dal 28 aprile con IZI, Salvatore Esposito, Jacopo Olmo Antinori, Irene Vetere e con la partecipazione straordinaria di molti dei rapper nostrani più famosi, da J-Ax a Fedez, da Clementino a Tormento e Rocco Hunt. Ambientato a Roma, racconta la vicenda di tre amici poco più che ventenni con il desiderio di sfondare nel mondo dell'hip-hop ed è anche un tributo alla musica.
 



Che cosa dobbiamo aspettarci da Zeta?
«Un film generazionale, che per la prima volta mette al centro il rap e racconta senza fronzoli i giovani di oggi. Io interpreto me stessa in un cameo, mi vedrete impegnata a girare un video clip con Sante (Salvatore Esposito)».
 
Un aneddoto?
«Il primo giorno arrivo in camerino e trovo Tormento e Salvatore Esposito alle prese con gesti tipici del mondo hip-hop. Che scena buffa! Tormento si era calato nel ruolo di rap coach! Ovviamente, un paio di dritte le ho date anch'io. Risultato? Salvatore nel ruolo del rapper Sante è credibilissimo!».

Sarà ospite insieme Giusy Ferreri della quarta puntata del serale di Amici su Canale 5 sabato 23. Che cosa pensa dei talent show musicali?
«Sono un'ottima vetrina per i giovani che desiderano farsi conoscere, ma non rappresentano l'unica strada percorribile. Il web, per esempio, è un'alternativa democratica che consente di crearsi una fan base».

Lei si candiderebbe per il ruolo di giudice di X Factor o di The Voice?
«Assolutamente sì. Credo di avere una formazione musicale a tutto tondo, per cui mi sentirei pronta e adatta».

Che idea si è fatta della scena hip hop romana, da cui viene?
«Quando ho esordito, nel 2006, collaborando con Amir all'album Vita di prestigio, a Roma il rap era legato alla scena underground e io, con le mie sonorità ritmate e le influenze black-dance, sono stata considerata subito un'outsider. Se all'inizio non mi hanno capita, poi in qualche modo ho segnato il cambio verso una nuova generazione di rapper che puntano su un sound più contaminato».

A chi si riferisce, per esempio?
«A Gemitaiz (alias Davide De Luca, ndr), che ho seguito dall'inizio e che ha fatto un bellissimo percorso di crescita».

Un confronto tra scena hip hop milanese e romana?
«Roma è sempre stata legata alla tradizione underground, mentre a Milano sono molti i rapper che nel tempo hanno firmato contratti con le major e sono usciti dalla nicchia».

Quali sono le principali difficoltà che le donne devono affrontare nel mondo rap?
«Credo che siano le stesse in qualunque ambito lavorativo: per guadagnarsi credibilità, le donne devono lavorare più degli uomini, dimostrare di non essere solo delle belle bambole».