Castelbasso, Giorgio Morandi “dialoga” con Vincenzo Agnetti: a confronto nature morte e “telegrammi”

Castelbasso, Giorgio Morandi “dialoga” con Vincenzo Agnetti: a confronto nature morte e “telegrammi”
di Renato Minore
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Martedì 6 Settembre 2016, 18:48 - Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 15:30
Un dialogo nella differenza, dove “la differenza è intesa come elemento essenziale per un confronto capace di consentire un accesso imprevisto e perfino spiazzante a due universi complessi e raffinatissimi”. Da una parte, c’è Giorgio Morandi, le sue nature morte, le sue bottiglie i suoi paesaggi. Dall’altra Vincenzo Agnetti, con i suoi interventi sul linguaggio, la sua indagine serrata, dall’estremo rigore concettuale.

Una differenza che crea spazi tutti da percorrere in un gioco di fantasia e di rigore mentale. A Castelbasso è in atto un singolare esperimento espositivo, la mostra “Giorgio Morandi Vincenzo Agnetti, differenza e ripetizione” a cura della Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e la Cultura (catalogo Silvana Editore). Sono esposti opere su tela, acquarelli, disegni e fotografie dei due maestri lontani anagraficamente (l’uno nato nel 1890, l’altro nel 1926) e poeticamente; e tuttavia “vicini nella ricerca, nella spinta espressiva che ha reso ciascuno dei due un punto di riferimento indispensabile nel panorama delle arti.

Due punti di vista diversi che si confrontano in un “eccentrico display espositivo”. E si sviluppano in un racconto avvincente e continuo che si snoda e prende forma nei diversi ambienti di Palazzo De Sanctis, nel borgo medioevale del teramano dove da anni si susseguono (come scrive il presidente della Fondazione, Osvaldo Menegaz) progetti espositivi in cui il momento della riflessione e dello scavo sa intelligentemente coniugarsi con le esigenze della divulgazione. Pensiamo, per fare un esempio alle rassegne su Burri, De Chirico, Paladino, i pittori di Piazza di Spagna.

All’ombra della deleuzeriana “differenza e ripetizione”, ecco così documentato l’intento di Morandi attraverso le serie, “variando (scrive il curatore Andrea Bruciati) la composizione degli oggetti, le proporzioni della tela, il punto di vista dello spettatore, l’inquadratura come campo delimitante”. Un vero e proprio sistema di “variabili”, in cui non c’è copia o semplice possibilità di riproducibilità tecnica, ma immagini continuamente ridefinite, e mai ripetute, “differenti” nella continuità del gesto che “pensa di esprimere la ricerca ossessiva di una bellezza assoluta”.

E all’altro lato, in un accostamento che potrebbe sembrare anche azzardato (le nature morte dell’uno e gli “Assiomi” e i “Telegrammi” dell’altro), ecco la sperimentazione di Agnetti con la ripetizione che s’impone come “punto di vista di una singolarità impermutabile e insostituibile”. E il linguaggio è nello stesso tempo il veicolo più forte ma anche più ambiguo d’ogni forma di comunicazione che porta all’astrazione, cioè all’universo “descritto attraverso l’oggettività e la purezza dei dati numerici”.

La tenacia con cui Morandi lavora nella realizzazione in successione di lavori riproducibili in serie e l’ossessione con cui Agnetti continuamente traduce nell’astrazione numerica l’incessante brusio mentale che la produce. Dall’itinerario a specchio il visitatore ricava continui stimoli, relais mentali, accostamenti e associazioni che rendono il percorso assai suggestivo e ricco di sorprese, alle prese con una rigorosa e fantasiosa progettualità davvero esemplare. Per chi ama le rinnovate sorprese dell’arte, la mostra ”Giorgio Morandi Vincenzo Agnetti, differenza e ripetizione” meritano davvero una gita alle falde del Gran Sasso. 

GIORGIO MORANDI – VINCENZO AGNETTI
Differenza e ripetizione

A cura di Andrea Bruciati
Fino all'11 settembre 2016, dal martedì alla domenica dalle 19 alle 24, Palazzo De Sanctis, Castelbasso
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