"Ogni maledetto Natale": l'anti-cinepanettone della banda di Boris convince a metà

"Ogni maledetto Natale": l'anti-cinepanettone della banda di Boris convince a metà
di Fabio Ferzetti
2 Minuti di Lettura
Venerdì 5 Dicembre 2014, 19:45 - Ultimo aggiornamento: 20:27
Non aprite quella porta! Quale porta? Una qualsiasi, sotto Natale non bisogna varcare nessuna soglia, tenersi al largo da cene e festeggiamenti, soprattutto non conoscere gente nuova, la gente nuova è pericolosissima.



Ragazzi terribili

Ne sanno qualcosa i due piccioncini innamorati da cui parte questa efferata commedia (anti) natalizia girata dai ragazzi terribili di Boris, la premiata ditta Ciarrapico - Torre - Vendruscolo, e cioè Alessandro Cattelan e Alessandra Mastronardi. Che dopo essersi incontrati in modo già rocambolesco, fanno lo sbaglio di passare il Natale insieme.



Temibile Tuscia

A casa di lei per giunta, che sembra tanto perbenino ma viene da una famiglia di truci burini rintanati in un’assurda spelonca nel cuore di una Tuscia immaginaria che sembra la Dogpatch di Li’l Abner con i cinghiali al posto dei maiali (e un complicatissimo gioco di carte, obbligatorio a Natale, che solo loro conoscono e si chiama “spurchiafiletto”... Speriamo che nella Tuscia siano più spiritosi che in Brianza, se no finisce come l’anno scorso con le polemiche assurde scatenate da Il capitale umano).



Famiglie vi odio

Basterebbe questa prima parte, un supercazzeggio francamente irresistibile, con Cattelan terrorizzato da padre, fratelli, cugini e parenti vari della morosa (irriconoscibile sotto parrucca e scialletto, c’è una comica Laura Morante, ma la risata vera la strappa Caterina Guzzanti che spia Cattelan al bagno), a rendere Ogni maledetto Natale uno dei film più divertenti della stagione.



Gran cast

Anche perché gli attori, affiatatissimi, gareggiano in follia (citiamoli tutti: Alessandro Cattelan, Marco Giallini, Corrado Guzzanti, Alessandra Mastronardi, Valerio Mastandrea, Laura Morante, Francesco Pannofino, Caterina Guzzanti, Andrea Sartoretti, Stefano Fresi). E ognuno di loro, sorretto da personaggi flessibili ma solidi, dà il suo contributo all’orgia di vessazioni di cui è vittima Cattelan (da antologia la riffa di paese in cui il forestiero naturalmente vince l’ambitissimo primo premio).



Strapaese

Purtroppo dopo questa prima parte, riuscita perché prende per i fondelli con libertà e inventiva le radici paesane di tre quarti degli italiani, ce n’e una seconda che ci catapulta, con gli stessi attori, tra i molto ricchi.



Tristi plutocrati

E qui di colpo non si ride quasi più, forse perché i ricchi non hanno radici, non hanno un terreno comune a parte i soldi, non hanno un dialetto - infatti per far ridere ci vogliono i servi, ed ecco Guzzanti mettere parrucca e denti finti per fare la caricatura politicamente scorrettissima (ma non proprio imprevedibile) del domestico filippino, mentre gli altri, a parte Giallini, girano abbastanza a vuoto.



Virus

Insomma anche Ogni maledetto Natale cede alla sindrome autolesionista che mina tanto cinema italiano di questi anni. Grande partenza, arrivo incerto e sfocato. Nobel della medicina a chi individuerà il virus.

© RIPRODUZIONE RISERVATA