“I nostri ragazzi”, gruppo di famiglia in un interno noir

“I nostri ragazzi”, gruppo di famiglia in un interno noir
di Gloria Satta
3 Minuti di Lettura
Venerdì 5 Settembre 2014, 16:36 - Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 10:13

Fa ancora centro il cinema italiano alla Mostra. Una standing ovation accoglie il film Io sto con la sposa, presentato a Orizzonti (sar nelle sale il 9 ottobre) e realizzato con il crowfunding, cio la raccolta di fondi su internet.

È una storia vera: i tre registi Antonio Augugliaro, Gabriele del Grande e Khaled Soliman Al Nassiryi hanno organizzato un finto corteo nuziale per aiutare cinque palestinesi e siriani, sbarcati a Lampedusa, ad attraversare senza documenti l’Europa.

E ottiene tanti applausi, alle Giornate degli Autori, I nostri ragazzi di Ivano De Matteo (oggi stesso nei cinema con 01). «Cosa farei io se scoprissi che mio figlio ha commesso una bravata? Sono partito da questa domanda e dalla speranza di non dovermi mai dare una risposta», spiega il regista. Per continuare a indagare nel microcosmo della famiglia, protagonista anche dei suoi film precedenti La bella gente e Gli equilibristi, Di Matteo si è ispirato al romanzo La cena di Herman Koch e, con un cast di serie A (Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Barbora Bobulova, i giovanissimi Jacopo Olmo Antinori e Rosabell Laurenti Sellers), ha raccontato la storia di due famiglie borghesi travolte dalla terribile bravata dei rispettivi figli che hanno ucciso a botte una barbona.

INTERNET

«Il film è una provocazione e analizza soprattutto il punto di vista dei genitori», dice Di Matteo, «ma lancia anche un grido di allarme sulla dipendenza che abbiamo sviluppato da internet. I miei giovanissimi protagonisti finiscono per confondere la vita con il mondo virtuale: il loro terribile atto somiglia a un videogame e s’illudono di poter resettare la realtà con un semplice clic. Internet è l’ultima droga, è l’eroina dei nostri giorni: ti chiude in casa dandoti un’illusione di libertà, mentre smorza qualunque tua capacità reattiva. Io ho un figlio adolescente, ho paura».

Anche gli attori si sono trovati a interrogarsi sui temi morali sollevati dal film. «Tutti abbiamo figli della stessa età dei protagonisti», dice Alessandro Gassman che per la sua interpretazione del padre “pariolino” (ma non troppo) strappa applausi a scena aperta.

«I nostri ragazzi sono bombardati di immagini e vivono la realtà filtrata da internet senza distinguere la guerra di Gaza da un film horror. Io cerco di parlare con mio figlio di tutto questo, ma non so se ci riesco».

MAMME E FIGLI

Giovanna Mezzogiorno è la madre che tenta con ogni mezzo di coprire e difendere il rampollo che ha commesso la bravata. «E’ una mamma tenera e apprensiva», spiega l’attrice, «e con il ragazzo, ostile nei suoi confronti, ha un atteggiamento reverenziale perché ha paura di allontanarlo ancora di più da sé. Ma dietro la dolcezza, il mio personaggio nasconde disperazione e violenza».

Davvero il web può diventare una droga che offusca il cervello dei giovani? «Sì, penso che la frequentazione smodata di internet possa creare seri danni», risponde Rosabell Laurenti Sellers, 18 anni, che nel film uccide la barbona a calci e pugni. «Ragazzi come i nostri personaggi sono il prodotto dell’educazione ricevuta, sono figli di genitori che dicono sempre sì».

Concorda Jacopo Olmo Antinori, 17, un attore lanciato da Bertolucci (Io e te) e sempre più convincente. «Non tutti i ragazzi della nostra età sono assassini», dice, «certi comportamenti non sono il frutto di fenomeni sociali ma derivano dall’animo individuale. Il mio personaggio è viziatissimo, la mamma gli porta addirittura la cena in camera: è inconcepibile, per forza lui si ritrova al di fuori della realtà».

© RIPRODUZIONE RISERVATA